Lui si chiama Mark Gaisford , vive a Canterbury, e ha postato su Linkedin un video in cui confessa di non avere amici. Conoscenze sì, ma amici zero. Una moglie, due figli grandi, un lavoro di soddisfazione, tanti contatti sui social, tanti colleghi. Eppure, nessuno con cui parlare di cose importanti, con cui confidarsi, a cui raccontare i propri sentimenti più reconditi.

Dato che Mark è anche un creativo, ha preso il coraggio a due mani e ha postato un video (tra l’altro piuttosto ben fatto) e l’ha messo su Linkedin. Boom! Il video è diventato virale in poco tempo, Mark ha ricevuto visibilità da tutta la stampa inglese e internazionale. Si sono sprecati i commenti e le ricerche, ed è venuto fuori che per gli uomini non più ventenni fare amicizia non è per niente facile. ‘Quando l’orologio segna le cinque al venerdì pomeriggio’, racconta Mark, tutti quelli del mio ufficio (del quale lui è il boss, ndr) che hanno tra i 20 e i 30 anni se ne vanno insieme al pub. E io rimango tristemente da solo.

Mark può sempre andare a casa dalla famiglia, mi verrebbe da dire, a meno che dopo anni non trovi insopportabile la compagnia della moglie e i figli, sui 20 anni, non siano anche loro al pub con i colleghi. Ma chi una famiglia non ce l’ha? Chi è divorziato/a, separato/a, single?

Le ricerche che sono immediatamente spuntate a seguito del video dicono che il 18% degli uomini di mezza età non ha un amico stretto, e addirittura il 32% non ha qualcuno da considerare ‘il miglior amico’. Le stesse ricerche dicono che è più facile per le donne fare amicizia.

Ma chi lo dice? Può essere che noi donne veniamo agganciate più facilmente da qualcuno che non conosciamo (ma dove poi, visto che i luoghi che alle donne piace frequentare sono sempre affollati di altre donne, vedi musei, teatri, luoghi di cultura), ma dobbiamo fare la tara, eliminando quelli dediti all’abbordaggio fine a se stesso (e anche questi sono in inesorabile declino direttamente proporzionale all’età).

Mark ha scelto di buttarsi in un meetup, un incontro tra persone likeminded, nel suo caso uomini che volevano incontrarsi in un pub per una birra e quattro chiacchiere. All’inizio era titubante e si vergognava un po’ a presentarsi da solo a un evento simile, come se portasse sulla giacca la ‘lettera scarlatta’ con l’ammissione della propria solitudine. Ma alla fine era raggiante. ‘C’era quello più taciturno, quello più estroverso. Non so se posso già considerarli amici. Ma alcuni di loro magari lo diventeranno’.

In una cosa Mark ha avuto sacrosanta ragione: non c’è niente di male ad ammettere i propri lati deboli, quello che si desidererebbe e non si ha, quello che si vuole ottenere. E, come dico sempre nelle mie newsletter, il mondo è di chi se lo va a prendere.