A volte frughi in fondo a un cassetto e trovi un piccolo tesoro. In fondo, dietro alle camicie di sera, alle maglie più preziose, dove non guardi quasi mai. Dove nemmeno pensavi si nascondesse qualcosa. Ecco, Zagabria è stata un po’ una sorpresa in fondo a un cassetto. Dopo aver girato le capitali d’Europa cercavo una meta diversa da weekend e mi sono ricordata di un’amica laureata in storia dell’arte che aveva organizzato una mostra proprio a Zagabria e mi parlava del suo bellissimo museo.
Non me ne voglia Zagabria se l’avevo messa in fondo al cassetto. Non lo merita e, ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, il viaggio è stata la dimostrazione che bisogna lasciarsi stupire, perché le due cose che più ho amato di questa città sono state quelle che avevo messo in fondo alla lista.
In cima alla lista di tutte le (poche) guide che ti raccontano Zagabria ci sono pochi punti fermi. Il mercato di Dolac, attivo dal 1926,
con i caratteristici banchetti coperti da ombrelloni rossi. Non è che ci trovi niente di particolare da comprare: bric-à-brac, verdura, frutta, fiori, qualche anticaglia.
La Cattedrale dell’Assunzione della Vergine Maria è la principale attrattiva della città. Ricostruita nel 1880 in stile neo-gotico da Herman Bollé dopo un terremoto, ha due torri che si vedono (quasi) da ogni punto della città.
La Cattedrale si trova nella città vecchia, leggermente sopraelevata rispetto alla città nuova. In realtà ci vai in pochi passi. Ma per qualche motivo qualcuno ha costruito una funicolare, che è carino prendere per salire o per scendere.
Una volta in alto ti trovi nella tranquilla città vecchia, con chiese e palazzi, qualche turista, poca gente perché quassù ci sono solo le istituzioni e forse qualche ufficio. La chiesa più bella, e più fotografata, è quella di S. Marco, con il tetto coperto di tegole colorate in bianco e rosso, i colori della Croazia.
Sei nella città alta e a pochi passi dalle mie due scoperte, da non perdere per nessun motivo. La prima è il Museo degli amori interrotti. Blahhh, mi hanno detto le mie amiche quando l’ho proposto. Poi siamo entrate tutte e, tutte, hanno cambiato idea. Prima di tutto il palazzo che lo ospita: uno dei più belli del barocco di Zagabria. Poi il contenuto.Quando ci si lascia dopo una lunga relazione, si abbandonano dietro di sé oggetti che hanno una memoria, che raccontano storie. A volte si conservano, altre si buttano per rabbia. Una coppia ‘scoppiata’ di Zagabria ha pensato di chiedere ad amici prima, visitatori poi, un oggetto e una spiegazione. Ne è nato un museo pieno di cose che parlano di storie di abbandono e di rinascita, amori finiti ma anche rapporti tra madri e figli, tra amici, tra se stessi e il proprio corpo. Si leggono le storie e ci si si sente più forti, più salde.

Un cuore, infranto e ricucito, è stato lasciato da qualcuno su un muro a pochi passi dal Museo degli amori interrotti.
Il caffè-ristorante del museo è il luogo perfetto per una pausa e una scoperta avventurosa della cucina croata.
È l’ora della seconda scoperta, un altro piccolo museo nel quale ho insistito per andare (blahhh, mi avevano detto le mie amiche, poi rimaste incantate) perché appassionata del genere: il Museo di Arte Naif.
L’arte naif mi è sempre piaciuta. Forse perché sono una capra a disegnare e mi è sempre sembrata vicina al mio modo di rapportarmi con matita e pennelli. Un’impressione, la mia. Perché l’arte naif é vera arte e non ha niente a che vedere con quello che potrei fare io. Solo che è l’arte delle persone semplici, senza un’educazione artistica, senza accademie. Arte del cuore. Gli artisti presenti nel museo sono quasi tutti croati o slavi e le loro opere sono una meraviglia di dettagli.
Fai in modo di passare dalla Porta di Pietra, mentre scendi di nuovo alla città nuova. È l’ingresso est della città vecchia, un luogo suggestivo dove alle 8 di sera donne e uomini si ritrovano a recitare il rosario. Quasi un tempio all’aria aperta, un luogo sacro in mezzo a una strada.
Scendi di nuovo nella città nuova e cerca il Grič (Mesnička 19), un tunnel che serviva da rifugio antiaereo durante una delle tante guerre che la Croazia ha vissuto e che è stato aperto come attrazione turistica nel 2016. Sembra un’esperienza cupa, ma non lo è. Il tunnel viene spesso usato anche per fashion show e altre manifestazioni e durante l’avvento si riempie di luci.

Il grič è un tunnel nel quale i cittadini di Zagabria si rifugiavano durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale.
Uno dei posti più piacevoli in cui passeggiare è Tkalčićeva, la strada dei localini, che si snoda dove prima c’era il letto di un fiume. Ci puoi andare di giorno ma, soprattutto, di sera e passare di bar in bar per assaggiare la famosa rakija, la grappa locale.
Se ce la fai, e il tuo stomaco lo consente (della linea nemmeno parlo, in questo caso) devi farti un giro in una delle tante pasticcerie di Zagabria. A quanto pare da queste parti vige la regola ‘più è meglio’ perché non ho visto un dolce che non sia alto almeno 10 cm e con una quantità di panna, crema o altro da ammazzare un cavallo. Io, confesso, non ce l’ho fatta ad assaggiare i dolci. Ma un cioccolatino o una tavoletta te la puoi permettere anche se sei a dieta. E in questo caso ti consiglio Kras, la pasticceria più antica della città.
Il resto della cucina è robusta e impegnativa come i dolci. Se sei una che va avanti a insalatine farai un po’ fatica a trovare qualcosa per te. Per non parlare delle vegetariane. Perché qui si mangia carne, carne e ancora carne. Buona, però. Altroché. E anche presentata in modo creativo. Qui sotto, al Pod Zidom Bistro.
Ti ho parlato delle mie due piccole scoperte. Ma il museo ufficiale, Moderna Galeria, è di una bellezza straordinaria e non va lasciato indietro per nessun motivo. E a suo modo è una sorpresa, perché se non sei un’esperta di arte slava puoi scoprirne qui tutta la bellezza.