Tanti, tantissimi bambini, tutti della stessa età, sette anni, l’età in cui si è ancora bambini ma tra poco non lo si sarà più. A sette anni si crede ancora a Babbo Natale, ma manca poco e qualche compagno o compagna di classe rivelerà la (prima) amarissima verità. A sette anni si ha fiducia totale nella maestra di scuola. A sette anni si ha già un compagno o una compagna amici del cuore, ma ancora non si ha una fidanzata o fidanzato. A sette anni mamma e papà sono ancora eroi incontrastati del nostro piccolo mondo infantile, ma da qui a poco diventeranno odiosi e odiati, qualcosa da cui prendere le distanze.

L’artista e regista Steve McQueen ha cristallizzato questo momento, i sette anni di 76.000 bambini di 1500 scuole londinesi. Li ha ritratti con le loro divise scolastiche, nelle aule o nelle palestre, insieme ai loro maestri o maestre. E ha appeso tutte quelle foto, realizzate in collaborazione con Artangel,  alla Tate Britain, in una mostra che vuole essere un enorme ritratto collettivo della gioventù londinese che si appresta a diventare la popolazione adulta della capitale.

Sono tutti sorridenti, quelli in classi numerose e quelli in classi microscopiche ( ne ne sono due o tre che sono home schooled), tutti con le loro divise scolastiche, tutti ordinati. Nessuna didascalia, le scuole, e i bambini, non hanno nome. Ma hanno il colore della pelle diverso, il velo o il turbante, i capelli biondi, neri rossi, ricci, lisci, crespi, lunghi, corti, gli occhiali o i denti caduti, un cerotto sulle ginocchia. Sono bambini. Saranno uomini e donne di una città enorme e varia, la cui ricchezza è proprio questa sua varietà. Che qualcuno ce la mantenga, per favore.