Venezia è laguna. Lo ribadisce Roberto Ferrucci, nel titolo del suo piccolo ma prezioso libro appena pubblicato da Feltrinelli nella collana Zoom dal titolo, appunto, Venezia è laguna.
Sembra necessario ribadirlo, come se qualcuno non lo sapesse. ‘Venezia non è mare, è laguna, che è un’altra cosa’, spiega Ferrucci nel suo libro. Una cosa più complessa e delicata, che richiede speciali attenzioni. Non certo i risucchi potenti e le ‘scodate’ delle grandi navi che ogni giorno passano davanti – e cosí vicino – alla città.

‘Sono quattro, cinque, sei al giorno’, dice Ferrucci, che le conta con precisione maniacale dal caffè in cui quasi tutti i giorni si siede a scrivere, sulla Riva degli Schiavoni. ‘In inverno un po’ meno’.
Ma sono poi veramente pericolose per Venezia, queste famigerate grandi navi? ‘Gianni Berengo Gardin lo ha spiegato molto bene con le sue foto (che dovevano essere esposte a Palazzo Ducale ma che l’attuale sindaco Luigi Brugnaro ha censurato, ndr). È una questione estetica, prima di tutto. Non c’è niente di più sconcertante che vedere questi transatlantici attraversare una città con la quale non hanno niente a che vedere. Siamo in un epoca in cui tutto quello che non si vede non esiste: i danni che provocano le grandi navi, al di là dell’impatto visivo, sono soprattutto invisibili e quindi, per qualcuno, non esistono. Ma ci sono: danni alle fondamenta, alle rive. Il fatto che quando passano non facciano onda non significa che là sotto, nella laguna, non succeda qualcosa di terribile e devastante. Spostano tanta acqua quanto è il loro peso, e questo lo dice il teorema di Archimede che abbiamo studiato da bambini’.

Il tuo libro racconta un problema evidente ma è anche una storia d’amore nei confronti della città. ‘Venezia diventa sempre meno veneziana e sempre più ‘altro’: il commercio selvaggio, le grandi navi, il Mose, i veneziani che se ne vanno provocano incrinature a emozioni e sentimenti. Venezia è una città e vorrebbe continuare a . è un grande centro commerciale’.

La politica glielo impedisce? Il sindaco? ‘Sono perfino stanco di parlare di un uomo tanto inadeguato come questo sindaco. Io scrivo libri e la letteratura deve cercare di aprire porte alla speranza. Solo che intorno a me non vedo veneziani indignati, ma solo veneziani rassegnati’.

Tu passi molto tempo in Francia, in un luogo, St. Nazare, dove le grandi navi vengono costruite. Praticamente ti perseguitano. ‘A St. Nazare ci sono i cantieri navali tra i più grandi del mondo. Quando mi sono accorto che la nave che vedevo dalla finestra del mio appartamento francese era proprio una delle grandi navi che sarebbe transitata da Venezia mi è venuto un colpo. Sono riuscito anche a visitarla a pochissime ore dalla consegna. Altra esperienza impressionante. Ma il contrasto è che St. Nazare vive per la costruzione delle navi, partecipa, ne beneficia anche economicamente, mentre Venezia no. L’unica istituzione che ci guadagna è il porto. E comunque Venezia non ha bisogno di questo turismo di massa. Da una parte si dice che bisogna mettere il numero chiuso, dall’altra si accetta che arrivino 4-5000 mila persone tutte insieme. Non ha senso’.

Ma si può salvare Venezia? E come? ‘Bisogna tornare a pensarla per quello che è: unica, preziosa e fragile. Non è nostra, dobbiamo mantenerla per le generazioni future. Ora è una grande slot machine alla quale tutti attingono. Tutti si rendono conto della sua fragilità e di questa politica turistica sciocca e selvaggia, ma non succede niente. Stiamo dissipando un bene universale. Persone senza cultura e competenza la gestiscono. Abbiamo toccato il fondo del fondo. Vorrei un sindaco che arrivi da lontano, uno straniero magari, gli stranieri amano Venezia più dei veneziani. Tra poco si libera un certo Obama…‘.