Ed è di nuovo pop Ana Lily Amirpour, che concorre a Venezia78 con Mona Lisa and the Blood Moon e conferma la potenza del suo sguardo surreale e metaforico sul mondo che l’aveva resa nota già nel 2014 e 2016 con A Girl Walks Home Alone At Night e The Bad Batch .

Il suo ultimo film è una favola ipnotica, violenta, tenera e psichedelica, film di avventura e inseguimento che si dipana in una New Orleans notturna, sgargiante, fumettistica e vera protagonista dell’opera con i suoi contrasti di natura, discoteche, hambu

rger, cheetos, jazz, heavy metal, house, e musica romantica. Ma è in fondo semplicemente la storia di outsiders, guerrieri diversi che in modi diversi cercano di sopravvivere.

Bonnie Belle, stripper in un locale lungo la caotica Bourbon Street, Charlie, suo figlio di dieci anni e in realtà vero genitore della madre, ma soprattutto Mona Lisa, ventenne coreana giunta in asilo politico e in realtà ospite di ben altro asilo, quello psichiatrico delle inquadrature iniziali e in cui è rinchiusa sin dall’infanzia, con la diagnosi di schizofrenia.

 

Come ideale compenso, così come le sue mani sono bloccate da una camicia di forza che le impedisce il movimento, la sua mente è invece forte e talmente libera da essere in grado di controllare i movimenti degli altri, super-potere che le vale l’etichetta di “strega” “posseduta” “demone” ma anche di “piccolo miracolo”, poiché in realtà è la sola modalità attraverso la quale M. Lee può cercare di riconquistare la vita che le è stata negata. La sue abilità soprannaturali infatti non solo le permettono di fuggire dalla situazione in cui è costretta, superando infermiere, guardie e polizia tra schizzi di sangue e scene paradossali, ma anche di attirare, complice il suo mistico semi-mutismo, l’attenzione di quei personaggi che saranno in maniera diversa salvifici. Si ricorda Bonnie, che nonostante la sfrutti e la metta in pericolo di fatto la nutre e la accoglie, Fuzz, in questo fairy tale di avventura e inseguimenti principe più fluorescente che azzurro e unico a garantirle una via concreta di fuga, e in particolare modo Charlie, portatore di quella salvezza che sovviene quando si realizza che non si è gli unici a sentirsi soli al mondo.

Ma soprattutto è un potere che, afferma la regista in conferenza stampa, rende Mona Lisa mille personaggi diversi e in continua evoluzione, da bestia feroce a bambino innocente, da mostro a semplice ragazza, configurandola come una inquietante e fascinosa “stramba eroina”, in un’opera che di fatto è incentrata sulla libertà personale e su cosa siamo in grado di fare per ottenerla. Questa è infatti la sete che muove Amirpour e questo il dubbio che vuole innestare nel pubblico: “Che cosa ti ferma dall’essere libero?”. Che sia il potere, la società, la famiglia o il sistema, la regista britannica invita a interrogarsi su che cosa ci sia al centro di ognuno.

La risposta in realtà è contenuta già nella scena iniziale, così attuale nell’epoca del post-covid e meglio esprimibile con le parole dell’artista stessa: la voglia di break free, che ha un’unica via per esaudirsi. Sfruttare ogni goccia di energia e di coraggio per liberarsi, perché “abbiamo bisogno di uscire dalla gabbia”. Di romperla.