A trent’anni si può fare la barista ma sognare il giornalismo, la scrittura, i libri. E finire a fare tutt’altro.

Valeria ha un bel viso luminoso, i capelli che tendono al viola e due bambini, il primo dei quali avuto a 17 anni e questo dice molto.

Se poi vivi a Borgomanero, che non è certo una metropoli, ti adagi a fare quello che ci si aspetta da una mamma, quindi trovi un lavoro qualunque che ti permetta di guadagnare, perché una mamma questo fa per i figli. E pazienza se la tua passione alberga altrove.

“Non ero certo contenta di fare la barista. Ma era un lavoro che mi dava uno stipendio. E io di questo avevo bisogno. Dovevo provvedere ai bisogni dei miei figli e questo faceva di me una brava mamma. Però a un certo punto mi sono accorta che imporre una madre infelice ai miei figli non era altruismo, ma egoismo. Ero egoista perché non davo ai miei figli la mamma che si meritavano. E mi sono decisa a fare quello che davvero volevo”.

Che non è uno scherzetto. Non stiamo parlando di tirare fuori dal cassetto il romanzo della vita. Ma di aprire una libreria.

“I libri sono sempre stati il mio mondo. Ho studiato il territorio e ho visto che nella mia zona non c’erano librerie per bambini, ho trovato il luogo adatto, un negozio nel centro del borgo di cui mi ero innamorata, l’ho affittato, ho studiato il nome della libreria, il logo, l’interior decor, ho stretto collaborazioni con educatrici ho contattao case editrici, ho fatto tutte le pratiche burocratiche necessarie e a settembre sarò pronta per aprirla”.

Tutto, senza mai uscire di casa, perché Valeria, come tutti, era in lockdown.
“Non è stato facile fare tutto in remoto. Ma ce l’ho fatta”. La libreria si chiamerà Libreria del Cappellaio Matto, perché Valeria si sente Alice nel Paese delle Meraviglie, un libro che la appassiona. “Alice capisce chi è solo dopo essere caduta dentro un buco. Dopo aver fatto un percorso verso se stessa. Io sono caduta in un buco nero, non sapevo dove dovevo andare, ma ho imparato a perdonarmi. Ora so qual è il mio scopo, il mio obiettivo”.

La libreria avrà due spazi, uno dedicato ai libri veri e propri, e uno per workshop, feste di compleanno e molto altro. Certo, ci vogliono soldi, per fare tutto questo.
“Ho messo sul piatto i miei risparmi. E chiederò un finanziamento alla Regione Piemonte, che sostiene la cultura. Se va bene, guadagnerò. Se no, avrò perso dei soldi. Ho capito, grazie a questa quarantena, che bisogna avere il coraggio di buttarsi. Prendo un rischio, ma bisogna pur farlo nella vita. Alle brutte, posso sempre tornare a fare quello che facevo prima. Ma almeno ci avrò provato”.

Una bella mano gliela ha data il suo attuale compagno, graphic designer di professione, che l’ha sempre appoggiata, ha studiato il logo e le cartoline di presentazione che Valeria manderà in giro a Borgomanero e nei dintorni. E la mamma, che si è offerta di stare in libreria ad aiutarla, almeno per i primi tempi.