Urlike Raiser ha un nome importante e un carattere di ferro. Quando sceglie una meta per uno dei suoi viaggi sceglie le strade più difficili. Insegnate di lettere, 37 anni, ha già cambiato vita e città di residenza diverse volte. Cambia anche scenari ogni tanto, lasciando a casa un compagno che la sostiene – a distanza – nelle sue avventure. Tra queste, un viaggio in solitaria in Alaska, che non è esattamente la prima destinazione a venire in mente. Da quel viaggio è nato un libro, ‘Da sola in Alaska’.
Perché proprio l’Alaska?
L’Alaska è una meta nata un po’ per caso; in realtà avevo iniziato ad organizzare un viaggio in Canada ma poi ho iniziato a leggere alcuni articoli sull’Alaska e mi sono appassionata così tanto che ho deciso di cambiare destinazione. Ho seguito l’istinto, insomma, come ho fatto poi anche per altri viaggi.
Cosa hai trovato in Alaska che non hai trovato in altri posti?
Indubbiamente una natura incontaminata e ancora selvaggia, che mi ha davvero affascinata. Non mi era mai successo prima di avere a che fare con un luogo in cui la natura fosse davvero predominante rispetto all’uomo; in molte parti dell’Alaska non si avverte quasi la presenza umana e questo mi ha trasmesso una meravigliosa sensazione di libertà e serenità.
Ti è capitato di trovarti in situazioni difficili nel corso del tuo viaggio?
Ho vissuto un momento difficile quando ho tentato di raggiungere il Circolo Polare Artico con i miei mezzi, che non erano assolutamente adatti. Mi sono messa alla guida della macchina che avevo affittato sulla Dalton Highway che, però, ad un certo punto passa da strada asfaltata a strada di ghiaia, percorribile solo a velocità ridotte e con il rischio altissimo di bucare una gomma e rimanere nel nulla senza possibilità di comunicare. Ho tentato di arrivare alla famosa linea immaginaria ma è stato impossibile farlo: diluviava, la nebbia limitava pericolosamente la visibilità e ci sarebbe voluto troppo tempo per raggiungere la famosa linea immaginaria. La Dalton Higway, inoltre, non perdona: se la mia macchina avesse avuto un guasto sarei rimasta isolata (il telefonino non prende in quella zona) in una strada su cui non si incontra niente, né motel, né stazioni di servizio, né case. Ho quindi dovuto rinunciare all’impresa e tornare indietro e questa è stata una decisione molto difficile da prendere.
Qual è il ricordo più bello che ti sei portata via?
Indubbiamente l’incontro ravvicinato con un orso bruno nella foresta Tongass. È stato un momento davvero emozionante, che mi porterò sempre nel cuore: l’orso era intento a pescare a pochi metri da me e, dopo avermi dato un’occhiata di avvertimento, con la quale mi segnalava che si era accorto della mia presenza e che l’avrebbe tollerata se io non avessi fatto passi falsi, si è lasciato osservare per un tempo molto lungo. Un tempo bellissimo, che non dimenticherò mai.
Viaggi spesso da sola per scelta. Perché?
Per me l’imperativo categorico non è viaggiare da sola ma viaggiare e cerco di farlo il più possibile. Dopo l’Alaska sono partita sola per il Borneo e poi per il Nepal, dove poi però mi sono aggregata ad un piccolo gruppo per fare un trekking sull’Annapurna.
Cosa consiglieresti a chi vuole viaggiare da sola?
Chi vuole viaggiare sola deve scegliere la destinazione consapevolmente e in maniera molto onesta con se stessa, ragionando bene su quali sono i propri eventuali limiti e su cosa si cerca in un viaggio. Consiglio poi di preferire gli ostelli agli alberghi: oltre al fatto di essere più economici, sono un luogo di ritrovo per viaggiatori solitari e non, quindi offrono l’occasione di fare un pezzo di strada insieme nel caso ci si rendesse conto di avere delle difficoltà a stare sempre soli. Questo, inoltre, è anche un buon modo per dividere le spese di eventuali escursioni o noleggio macchina, in modo da potre viaggiare il più possibile in modo low-cost.
[amazon_link asins=’8899340633′ template=’ProductCarousel’ store=’AKIAJ3AJRAY4GXLFNAZA’ marketplace=’IT’ link_id=’a6fcc820-3cc8-11e8-8c48-477b9adbc80f’]