Letteraria e marinara, colta e portuale, un po’ italiana un po’ no. Trieste sta sul filo di molti orizzonti, ha storie complesse che si intrecciano con quelle di altri Paesi. L’ho visitata da poco e ho scelto le undici cose che più mi hanno colpito. E che ti consiglio di fare se decidi di spingerti fino a quell’angolo d’Italia fuori dalle rotte comuni.

Uno. Vai in Piazza Unità d’Italia, che dicono essere la più grande d’Europa e una delle più belle. Sulla bellezza, lascio decidere a te. Ma di sicuro è una piazza di grande respiro e, incredibilmente, poco affollata, circondata da palazzi meravigliosi e tenuti a lucido. Qui si trova il famoso Caffè Specchi, inaugurato nel 1839, l’unico che rimane dei quattro che un tempo si trovavano nella piazza. Ci si sedevano abitualmente James Joyce, Italo Svevo e, in tempi più recenti, Claudio Magris. Più bello all’esterno che all’interno, ma vale comunque uno spritz.

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Piazza Unità d’Italia è una meraviglia. Mai vista una piazza cosí grande nonostante questo pulita e poco affollata.


Due
. Fai un giro per il centro e ammira i palazzi, tutti tenuti in maniera spettacolare. Trieste è città elegantissima e curatissima, i suoi palazzi sono davvero uno più bello dell’altro. Puoi anche seguire un itinerario del liberty che ti porta da Casa de Stabile, il cui proprietario chiese all’architetto Max Fabiani di poter controllare il suo yacht dalle finestre, al Salone degli Incanti (ex-Pescheria) dai soffitti alti 15 metri ma di una leggerezza incredibile.

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La sede del Municipio è un esempio di palazzo monumentale, imponente ed elegante, ma potrei fartene a decine

Tre. Trieste è la città dei caffè, famosi per essere ritrovo di scrittori e intellettuali. Scegli il tuo tra il Tommaseo, l’Urbanis, il San Marco, il Verdi. E impara a ordinare un caffè come si deve: un nero se vuoi un semplice espresso, un nero in b se lo vuoi in bicchiere, un capo se lo vuoi macchiato, un goccia se lo vuoi macchiato con un po’ di crema del latte.

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Il caffè Urbanis è il mio preferito: guarda in alto e guarda per terra: vedrai che sorpresa!

Quattro. Dei tanti musei di Trieste (sono oltre 30) il Museo Revoltella è il più noto e importante. Era la casa del barone Revoltella, imprenditore e finanziere, finanziatore del Canale di Suez, che organizzava feste da favola e collezionava arte. Le signore facevano a gara per essere invitate alle sue cene in cui gli chef inventavano le cose più bizzarre, come cani di burro che attaccano un cinghiale o coccodrilli fatti di pesci e crostacei. Gli ultimi due piani sono museo di arte moderna e contemporanea, restaurati e modificati da Carlo Scarpa. I primi due sono le stanze del barone.

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La casa del Barone Revoltella è diventata il più bel museo della città.

 

Cinque. Cammina fino al Castello di San Giusto e perditi tra le stradine. Ti accorgerai che la maestosa Trieste ottocentesca e asburgica lascia il posto a vie silenziose, piccole case modeste (ma ugualmente tenute a specchio). Di fianco al Castello c’è la magnifica Basilica di San Giusto, romanica, in cui James Joyce fece da testimone al matrimonio della sorella.

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Le stradine che portano al Castello di San Giusto sono un fantastico cambio di panorama rispetto ai palazzi del centro.

 

Sei. La bora è il vento di Trieste, secco e freddo, che soffia da nord-est. Visitare il Museo della Bora, dedicato a una cosa invisibile e non sempre presente come un vento può essere un’impresa. Ma Rino Lombardi, l’ideatore del museo, che di bora è appassionato, l’ha vinta. E ti racconta la bora in venti piccole tappe con citazioni colte, curiose, erudite, a volte scientifiche ma più spesso fantasiose. Ti fa giocare, e ti stupisce. Qui trovi uno starnuto in scatola e le corde che venivano piazzate nei punti strategici perché la gente potesse aggrapparsi nei giorni di bora forte, i ferri da stiro di ferro che le mamme mettevano nelle cartelle dei bambini perché non volassero via, gli spaventapasseri eolici provenienti da tutto il mondo e le foto dei danni che, in anni più o meno recenti, la bora ha causato. Il museo è piccolino e il signor Lombardi ti riceve con piacere, ma su appuntamento.

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C’è qualcosa di più affascinante di un piccolo museo dedicato alla bora?

 

Sette. Una visita che non puoi assolutamente perdere, anche se ti devi preparare psicologicamente, è quella alla Risiera di San Sabba, unico campo di concentramento e sterminio nazista in Italia. Collocato in una ex-risiera, era usato come campo di detenzione per gli ebrei poi mandati nei campi di concentramento in Germania, e campo di sterminio per partigiani e altri detenuti politici. Aveva un forno crematorio e una ciminiera, distrutti dai nazisti in fuga all’arrivo degli alleati. Oggi è un museo pieno di atroci testimonianze audio e video. Da passarci un paio d’ore in emozionante raccoglimento.

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Otto. Sali sul Carso, l’altopiano alle spalle di Trieste che improvvisamente diventa verdissima. Cammina lungo la Strada Napoleonica, dove i triestini vengono a fare jogging. D’inverno questa strada è riparata dalla bora e, fronde a parte, molto soleggiata.

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La bellissima strada bianca chiamata Strada Napoleonica con scorci sulla città.

 

Nove. Ora ti tocca un aperitivo in una osmica (si pronuncia osmiza), una specie di agriturismo che, ogni tanto e solo per otto giorni consecutivi, mette una fronda sul portone e apre a chiunque capiti per un bicchiere di vino, un piatto di prosciutto al coltello, un uovo sodo, un pezzo di formaggio. Le osmica possono restare aperte solo per otto giorni consecutivi e per sapere quali sono aperte nei giorni che ti interessano devi andare su osmica.com.

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Le osmica si riconoscono dalla frasca appesa sulla porta. Uova sode e un bicchiere di vino. A pochissimi euro.

 

Dieci. Non è più Trieste ma quasi. Muggia è un paesino di pescatori a una trentina di chilometri dalla città (ma è molto più piacevole raggiungerlo con mezz’ora di barca in partenza dal Molo dei Bersaglieri). La cattedrale è degna di una città di maggiori dimensioni. Il resto sono stradine e reti appese ad asciugare.

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Undici. Mangia con i piedi (quasi) a mollo nell’acqua da Pier The Roof a Marina San Giusto. Uno dei posti più carini che ho scovato, con i via vai delle barche sotto di te.

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Non so decidere se è meglio venire qui per la cucina o per la vista. Nel dubbio, per tutte e due.

Errata Corrige. Grazie all’attenta segnalazione di un lettore devo fare una precisazione, anzi due. Muggia è più vicina di 30 km da Trieste (infatti dista solo 17,5 km) e Piazza Unità d’Italia non è la più grande d’Europa ma quella che si affaccia sul mare più grande.