‘Non sono stata dappertutto. Ma è nella mia lista’. Questo scriveva la scrittrice e regista Susan Sontag. Il nostro ‘dappertutto’ si è un po’ ristretto, ultimamente. Ma non la nostra voglia di viaggiare. Quella è ben salda dentro di noi. E, personalmente, mi importa poco se qualcuno mi darà delle restrizioni, tipo la tua regione sì, altre regioni no. Sono una sostenitrice della bellezza del walkabout, inventato dagli aborigeni australiani, che si potrebbe tradurre con ‘andare in giro’. Si può viaggiare anche dentro la propria città (guarda cosa ho scritto in Viaggiare da Ferme), nel proprio quartiere, addirittura nella propria stanza, come ha fatto Xavier de Maistre nel 1700 quando, costretto a letto da una ferita ottenuta in duello, ha addirittura scritto un libro intitolato ‘Viaggio intorno alla mia camera’.
Ed è proprio di libri che voglio parlare, adesso che la voglia di viaggio, complice la Fase Due e il tempo che migliora, si fa sentire più forte. Prima di rimetterci in movimento, per piccolo che questo sia, vale la pena capire perché lo facciamo. ‘Perché viaggiamo‘ di Tony Wheeler, co-fondatore di Lonely Planet. Il sottotitolo è la cosa più bella di tutto il libro: ‘In difesa di un atto vitale‘.
Perché per Wheeler, come per molte di noi, il viaggiare non è un capriccio, un modo per passare il tempo, per riempire dei vuoti. Ma una necessità. Un atto vitale, appunto.
E allora leggiamolo, questo libro. Per ricominciare a viaggiare con il pensiero. E poi ricominciamo veramente, anche solo facendo il giro del quartiere, o della città vicina. M facendolo con testa, non solo per sgranchire le gambe. Alla ricerca del bello che, lo so per certo, si può trovare ovunque.