La mia settimana andalusa ha comportato un bel po’ di chilometri da Cadice ai vari paesi della costa, ma ne è valsa la pena.

Cadice in sé la conoscevo per averci passato un mese in gioventù (e che mese! il più divertente della mia vita), ma a distanza di molti anni l’ho trovata più ordinata, più pulita, senza quella patina e quelle scrostature che ricordavo, le facciate delle case bellissime, le grandi finestre sporgenti e vetrate, tanta gente di qualunque età fuori a tutte le ore, i bar con i tavolini, le tapas, la musica. Insomma, una meraviglia.

Sono anche riuscita a fare un po’ di turismo, di quello che nel mio mese da studentessa non avevo fatto (andavo a letto troppo tardi e dovevo poi dormire una siesta ponderosa). Ho visitato la cattedrale, sono salita sulla torre campanaria.

Ho visto e rivisto (parcheggiavo lì la macchina) la plaza San Antonio, che di notte è bellissima e si tinge del colore della luce dei lampioni.
Cadice è una delle città più antiche, per fondazione fenicia, abitata dal 1100 a.C. continuamente fino ai giorni nostri. Ha anche un teatro romano, il secondo più grande al mondo ma, per qualche strano motivo, sconosciuto e sotterrato da terra e case fino al 1980, quando è venuto alla luce grazie alla demolizione di alcuni magazzini.
Nonostante l’estate infuocata ha un microclima delizioso, dovuto forse al vento dell’oceano, che tiene la temperatura piacevole giorno e notte.

Plaza San Antonio di notte.

 

Ho fatto il bagno più volte nelle acque dell’oceano Atlantico, sia nella spiaggia di Santa Maria, così lunga che sembra non finire mai e anche nella mitica spiaggia della Caleta. E ho guardato a naso in su i palazzi bellissimi della Calle Ancha.

Un palazzo della Calle Ancha, a Cadice

Cadice era la base, era casa. Ma mi sono spostata molto. Non solo a Siviglia, dove l’aereo è atterrato, e a Jerez de la Frontera (con la dovuta visita alla Bodega Tio Pepe nonostante il caldo terribile), ma anche la Costa de la Luz.

 

Le botti autografate dai famosi a Jerez della Frontera

Prima di tutto Conil de la Frontera. La spiaggia è lunga, bella, sabbia bianca e mare blu. Il paesino, a pochi chilometri nell’interno, è bellissimo. Case bianche di calce, tetti piatti, palme. Esattamente quello che ti aspetti dell’Andalusia.

Conil de la Frontera

Ho poi visto la spiaggia di Bolonia, che è stata forse quella con l’acqua più trasparente. Era un giorno ventoso (forse per l’avvicinamento a Tarifa) ma la spiaggia di dune è proprio bella.

La spiaggia di dune di Bolonia

Poi ho visto Vejer de la Frontera, che non è sul mare ma su una collina. Le stradine sono a saliscendi, le case bianche e i tetti piatti ci sono e c’è anche quell’atmosfera sonnolenta che sta tra la Spagna e la Grecia.

Vejer de la Frontera al tramonto

Il punto più lontano nel quale mi sono spinta è stato Tarifa. Non l’avevo mai presa in considerazione. Roba di surfisti e da hippie.ì, pensavo. Lo è. Almeno in parte. Se non ti dedichi al surf non si capisce perché tu debba scegliere quella spiaggia. Il vento ti butta addosso la sabbia con una tale forza che non solo te la ritrovi dentro i vestiti, non solo i capelli, se non legati, li pettini a Natale, ma la sabbia buttata addosso dal vento ti punge la faccia, il collo, le gambe e ogni angolo del corpo che non sia coperto dagli abiti.
Ai surfisti tutto quel vento piace. E in una spiaggia deserta e spazzata erano diversi quelli che si dedicavano al kite surf parabolico, volando a 8-9 metri sulla superficie dell’acqua.

Tarifa è il punto più a sud dell’Europa, distante 27 chilometri dal Marocco. È anche il punto in cui Mediterraneo e Atlantico si incontrano. Se pensi che il Mediterraneo sia un poare placido e caldo e l’Atlantico freddo e cattivo, be’, non lo scopri qui.

Tarifa

A Tarifa sono tutti mediamente giovani (e come potrebbe essere altrimenti, se fanno surf?), muscolosi, un po’ hippie e provenienti da tutto il mondo. Il paesino è carino carino e, per dire, è l’unico posto in cui i negozi ti fanno venire voglia di un po’ di shopping. È anche ricettacolo di ex-hippie di tutta Europa che, in età più avanzata, abbandonano la tavola e aprono un negozio di parei. Il corrispettivo del famoso chiringuito a cui tanti aspirano.

Se non fai surf e non ti importa il vento, puoi andare a caccia (visiva e fotografica) di balene, che vedi solo qui.