Nel 1979 le truppe sovietiche invadono l’Afghanistan, con lo scopo di aiutare il governo che vuole spezzare la resistenza dei mujahidin, a loro volta sostenuti dagli Stati Uniti. Steve McCurry, travestito da afghano, entra nel paese con un gruppo di ribelli, senza documenti, con solo la macchina fotografica e un coltellino svizzero.
Veniva dall’India centrale, dove alcuni rifugiati gli avevano fatto indossare un logoro shalwar kameez per passare il confine.
A ventinove anni si trova catapultato in una delle esperienze più esaltanti della propria carriera. Comunica con i compagni afghani con un linguaggio fatto di segni e gesti. Impara il valore della semplicità, e pazienza se la vita che conduce, insieme ai rifugiati afghani, è una vita di stenti. Lavora in bianco e nero ma gli occhi e le espressioni dei suoi ‘modelli’ hanno un’intensità che si ritroverà poi nelle sue foto a colori.
Il minatore qui rappresentato è uscito dal suo turno di 12 ore in una miniera di carbone, in una situazione malsana e di povertà estrema. McCurry confessa: “Tutto avrei immaginato, ma certo non il suo immediato desiderio, appena uscito alla luce del sole, di accendersi una sigaretta”.
Questa e altre bellissime immagini saranno visibili a Conegliano, a Palazzo Sarcinelli, dal 23 dicembre 2020 al 2 maggio 2021, nella mostra Icons, che vale un viaggio (se ci fosse bisogno di una scusa) a Conegliano. Il 23 dicembre sembra essere molto lontano. Ma in realtà è dietro l’angolo. Giusto il tempo di organizzarsi.