D’estate non bisognerebbe andarci, a Siviglia. È una delle città più calde d’Europa. Quando hanno organizzato l’Expo, nel 1992, si piantarono 25.000 alberi e 300.000 arbusti all’Isola della Cartuja per abbassare la temperatura di qualche grado.
Gli alberi, non tutti, sono ancora lì, ma la temperatura di questa seconda metà di agosto a Siviglia era infuocata. Quando sono partita, per dire, c’erano 45 gradi (di più al sole), ma non mi sono fermata. Il mio aereo partiva da lì e ho deciso di passarci qualche ora, nonostante tutto.
Ho visto quello che non avevo visto nei viaggi precedenti. E cioè la Casa de Pilatos (in realtà è il Palazzo dei Duchi di Medicaceli, il nome viene da una croce di marmo posta all’ingresso diventata con il tempo una stazione della Via Crucis molto frequentata dalla popolazione), piena di stanze abitate dalla progenie dei duchi fino a poco tempo fa (in un salotto c’è anche la collezione di porcellini di ogni tipo, amati dalla duchessa Victoria) e in alcune stanze sono stati girati film e serie televisive, da Lawrence d’Arabia a una puntata di The Crown (quella dedicata a Al Fayed).
E po ha due giardini meravigliosi, che anche se non hanno l’aria condizionata danno l’idea di una certa frescura.
Ma soprattutto il bellissimo Museo del Baile Flamenco, fondato dalla ballerina Cristina Hoyos. L’ho scelto perché ho pensato che avrebbe avuto l’aria condizionata (l’aveva) ma ero pronta a una cosa da turisti. Invece è bellissimo, ben fatto, pieno di video che spiegano e mostrano cosa è, da dove viene, i diversi tipi di flamenco. Ovviamente puoi anche fare lezione in certi giorni o assistere a spettacoli dal vivo, cosa che non ho fatto. Ma basta fare un giro per le sale del primo piano per farti un’idea. Io sono un’appassionata e uno dei miei grandi desideri è saper ballare decentemente una sevillana. Quindi l’ho apprezzato molto. Ma un giro al museo può servire per capire che il fmalenco è tutto tranne che uno spettacolo da turisti. A saperlo conoscere a fondo.