Prima di viaggiare, informarsi. Se non lo avessi fatto, ascoltando le storie di chi c’era stato prima di me e leggendo guide su guide, non avrei mai saputo dell’esistenza di San Miguel de Allende, una cittadina tre ore di auto da Città del Messico, dove gli uomini portano il cappellone da cow boy e si siedono a chiacchierare sulle panchine delle piazzette, gli artisti si ritrovano per parlare di arte, pittura e scultura e tanti messicani-bene si mescolano agli americani e affollano le loro case di vacanza.

 

Lo stato in cui si trova si chiama Guanajuato. E questo non ti dirà molto. Sappi però che si trova nel Messico centrale e che ha un’altitudine di 1910 metri. In pratica, come stare in montagna ma con il sole sempre caldo e il cielo sempre blu.

Parliamo di colori allora. Il cielo blu fa contrasto con l’arancione, il giallo e il rosa dei muri delle case e con il grigio dell’acciottolato delle strade. Una tavolozza che ti fa spalancare gli occhi e tirar fuori la macchina fotografica.

 

San Miguel de Allende è patrimonio dell’umanità Unesco, monumento nazionale del Messico e Città Magica. Praticamente le ha tutte per essere un posto speciale. E in effetti lo è. Non perché abbia musei di pregio o monumenti chissà che, ma per l’aria sospesa nel tempo e allo stesso tempo contemporanea delle sue strade, dei suoi palazzi e delle sue strutture.

Potrei dirti che è stata fondata nel 16mo secolo e che qui è nato il generale Ignacio Allende, figura chiave nella lotta messicana per l’indipendenza contro il dominio spagnolo. Ma che importanza potrebbe poi avere? Per noi il signor Allende è uno come un altro e il museo a lui dedicato carino, ma niente più. Quello che ha, e a profusione, è un’atmosfera da vecchio mondo con delle strutture assolutamente moderne. Perfino cool.

La chiesa principale – che qui chiamano con modestia parroquia – è dedicata a San Miguel Arcangel, e con le sue volute e le sue spire sembra una cattedrale di Nostre Dame in salsa amerindia. Nessuno stupore: chi l’ha disegnata, Zeferino Gutierrez, aveva studiato le chiede francesi sulle cartoline. e a quelle si è ispirato.

Siediti su una delle panche della piazza principale (si chiama El Jardìn) e guarda intorno a te il mondo passare. Vedrai le donne con la coroncina di fiori in testa, come quella che portava Frida Kahlo, gli uomini seduti all’ombra, i bambini che giocano, gli stranieri che passeggiano.

Scegliti un baretto che ti piace e lasciati tentare da un cocktail a base di mezcal. Oppure esplora a passo lento il resto della città. Le chiese barocche, il mercato dell’artigianato, le piazzette.

San Miguel de Allende

Le case hanno tutte terrazze piatte e soleggiate dove ci si immagina passino serate a base di tequila e musica i fortunati abitanti. E le pareti hanno colori, colori, colori. Sembrano lavoretti di bambini dell’asilo con la creatività sovrappeso.

Di alberghi ne trovi a miriadi, ma ben nascosti dietro grossi portoni che si aprono su cortili fioriti. Non ti sentirai mai asfissiata dalla quantità di alloggi o di turisti. Tutti, inequivocabilmente, così carini e accoglienti da farti venire voglia di provarli. Lo stesso per ristoranti, caffè, bar e mezcalerie.

Ti verrà voglia di comprare qualche chincaglieria: piccoli teschi, cappelloni per ripararti da sole, camicette da Frida. Io ti consiglio i cuori di latta. Li trovi a pochi pesos nel Mercado Artisanal, insieme a borse di paglia e mille altri amuleti.

 

Se hai voglia di avventurarti fuori dalle mura della città, hai il deserto e i canyon per fare lunghe passeggiate, le sorgenti di acqua tiepida per fare bagni termali. Ma più in generale un paio di giorni a passeggiare, scattare foto e leggere libri (oltre a consumare, come detto, decenti quantità di mezcal) sono la pausa perfetta.

Ti lascio con una nota drammatica. San Miguel de Allende ha anche una stazione ferroviaria, da dove transita La Bestia, il treno merci sul quale i disperati messicani che cercano di entrare negli Stati Uniti si lanciano per viaggiare sul tetto del treno. Molti non ce la fanno, rimanendo schiacciati sulle rotaie. La storia della Bestia è documentata in questo articolo. E in un libro che si intitola Il sale della terra di Jeanine Cummings.