A un bambino che chiedeva alla mamma cosa bisogna fare per diventare astronauta, la mamma aveva risposto ‘Prima di tutto devi essere americano’. Samantha Cristoforetti è la smentita vivente di questa affermazione. Non solo è italianissima (è nata a Milano nel 1977 ed è cresciuta in provincia di Trento) ma fa parte di un gruppo di astronauti soprannominati shenanighans (birichini, goliardi) formato da europei e nel quale ci sono ben due italiani, (l’astronauta Luca Parmitano oltre a lei).
Una donna poco ‘ordinaria’, che porta in giro con nonchalance i suoi record: quello per la prima donna italiana nello spazio e quello per la donna che è rimasta più a lungo in una stazione spaziale.

Da dove arriva il soprannome Shenanighans?
“Soprattutto all’inizio dopo essere stati selezionati dall’ESA  (l’agenzia spaziale europea, ndr) vivevamo gomito a gomito, ci vedevamo spesso anche fuori dal training e si creava quell’atmosfera di goliardia che si crea tra gruppi di amici, ci facevamo scherzi l’un l’altro. Da lí è nato il soprannome, ci è piaciuto ed è rimasto attaccato al gruppo del 2009, l’anno in cui siamo stati selezionati. E’ stata una iniziativa nostra. Abbiamo deciso che ci saremmo chiamati cosí’ e il nome è rimasto.

Nel gruppo ci sono ben due italiani. Questo dimostra l’importanza dell’Italia nel mondo dell’attività spaziale?
“Il fatto che ci siano due italiani su sei, ora diventati sette astronauti, dimostra che l’Italia ha un investimento significativo nella stazione spaziale internazionale. L’Italia investe ed è presente nelle attività dell’ISS su due binari, uno è quello ESA e l’altro è il rapporto bilaterale con la NASA, alla quale ha fornito assetti hardware per i quali, in cambio, ha ottenuto opportunità di volo per astronauti italiani e di conseguenza la possibilità di fare ricerca ed esperimenti a bordo della stazione spaziale”.

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Samantha Cristoforetti all’inaugurazione della mostra ‘Into the Unknown’ a Londra

 

Cosa bisogna fare per diventare astronauti?
“Il tipico background è tecnico-scientifico, quindi bisogna incoraggiare studi di questo tipo, come ingegneria, matematica o scienze, fisica, biologia, chimica o anche medicina. Oppure seguire la strada dell’areonautica militare e perseguire questo tipo di carriera. Oppure fare tutte e due, come ho fatto io. Questo è ciò che è stato fino ad ora. Ma le cose sono in evoluzione. Magari un domani nello spazio ci andranno anche i giornalisti… (ride). E poi serve tanta esperienza internazionale. Bisogna incoraggiare chi vuole fare questo mestiere a uscire il prima possibile dai confini nazionali. E imparare le lingue. L’inglese lo dò per scontato, anzi dico sempre ai ragazzi e alle ragazze che incontro che l’inglese non conta come lingua straniera, è una lingua da masticare nella quotidianità come l’italiano. E poi mantenersi in salute, fare sport, mangiare sano”.

Le posso fare una domanda da profana? Se dovesse scegliere nell’intera galassia un pianeta da visitare, quale sarebbe?
“Io le rispondo solo se riporta la risposta in modo accurato, altrimenti mi fa fare la figura della matta. Se mi potessi in qualche modo teletrasportare da qualche parte mi vengono in mente le immagini meravigliose della sonda Cassini da Saturno. Ecco, mi piacerebbe andare là e vedere quei bellissimi anelli. Ma è pura fantascienza”.

Samantha ha visto il mondo da una prospettiva molto privilegiata. Guarda la gallery con le foto che lei stessa ha scattato dallo spazio.