Pesaro è divisa in due: da una parte il lungomare, dove le casette, le strade e gli ombrelloni sembrano tirati con il righello, tutti in fila ed equidistanti uno dall’altro, come se li avessero disposti i camerieri di Buckingham Palace quando apparecchiano per una cena di stato e tra i piatti deve esserci una certa distanza, non un centimetro di più.
Dall’altra il centro storico, a cui accediamo da Porta Duomo, (entrando praticamente dentro la faccia di Gioachino Rossini, che sovrasta la porta) per trovarsi nella via dedicata al suo figlio prediletto, che viene ricordato a ogni angolo. Qui le strade sono meno schematiche, i palazzi sono antichi o antichissimi (Casetta Vaccai è la più antica e ha un terrazzo del 1200 ed è stata trasformata in un bar/shop molto parigino), le piazze hanno i tavolini all’aperto, i pesaresi lo attraversano in bicicletta scontrandosi, spesso, con i pedoni dal ritmo lento.
Tra le visite, la casa natale di Rossini è un piacevole ripasso musicale per chi ama l’opera e una scoperta per chi ne è estraneo.
A parte la cucina, le sale con i disegni, le caricature del compositore, i vestiti di scena e gli spartiti, nella sala video un inaspettato Elio (quello delle Storie Tese) tesse le lodi di un autore che “voleva divertire, e come tale è un benefattore”, mentre il direttore della Fondazione Rossini, Daniele Carnini, dice che, al contrario di quanto si pensi e di quanto faccia pensare la sua musica, Rossini era un “depresso cronico”.
Stupisce che si parli tanto di Rossini, a cui è dedicato il Conservatorio di Musica e il Rossini Opera Festival che si tiene in agosto, e non venga MAI citata Renata Tebaldi, cantante d’opera non esattamente da dimenticare, nata a Pesaro. Ma, dico, nemmeno una via, una piazzetta, una panchina? Ho scritto al sindaco Matteo Ricci, in proposito. Vediamo se si fa vivo.
Non so se a Pesaro si va per la spiaggia o per l’arte. Magari per nessuno dei due. Non è certo tra le mete più conosciute e spesso ci si ferma alla vicinissima Romagna. Eppure la spiaggia è la stessa, il mare pure (nonostante la bandiera blu non è esattamente quello della Sardegna) e il divertimento, non certo sfrenato come quello romagnolo, è comunque assicurato.
Da vedere a Pesaro
C’è Palazzo Mosca da visitare, sede di mostre e con un cortile alla cui parete è addossata una intera libreria che fa da sfondo agli incontri. C’è una bellissima sinagoga (aperta solo in pochissimi giorni e grazie ai volontari del Fai) con tanto di pozzo per la abluzioni, forno per la cottura del pane azzimo e sala per la preghiera al primo piano.
C’è la già citata Casa Rossini, che personalmente ho trovato molto interessante. C’è la bellissima piazza del Popolo, centro della cita cittadina. c’è la sfera di Pomodoro, scultura sospesa sull’acqua di una fontana e vanto della cittadinanza (che la chiama amichevolmente “la palla”).
Ci sono i festival: quello dell’opera rossiniana ma anche quello dedicato al viaggio, UlisseFest, con incontri che vi fanno voglia di fare la valigia, un Festival del Cinema. Insomma, annoiarsi proprio no.
L’elenco degli hotel sul lungomare è sconfinato. Ti segnalo uno di nuova apertura, Charlie in Pesaro. È un hotel molto urban, aperto nel giugno 2023. Avrà tempo di migliorare alcuni punti ma è molto contemporaneo, con salottini in cui leggere, piscina, solarium, sale meeting, biciclette a disposizione.
Shopping “da spiaggia”
Non posso non segnalarti Brandina, un negozio (e un brand) ideato dal designer e fotografo Marco Morosini, che produce e vende borse, pochette e accessori realizzati con il materiale delle brandine da spiaggia della riviera romagnola.