Isamu Noguchi (1904-1988) mi era sconosciuto. Fino a che non ho visto una mostra a lui dedicata al Barbican e ho scoperto che le sue lampade e i suoi tavoli sono stra-famosi.
Un po’ americano un po’ giapponese, è stato tra gli scultori più innovativi del 20mo secolo (aveva, per esempio, costruito la prima radio per controllare i bebè a distanza).
La mostra consiste di 150 sculture, alcune delle quali davvero belle nelle sue morbide rotondità nonostante la durezza dei materiali (marmi provenienti dal Giappone, acciaio). E, sculture e lampade a parte, Noguchi è famoso anche per i parchi giochi che costruiva per i bambini, fatti da sculture in cui i più piccoli potevano (e possono tuttora) divertirsi a entrare, uscire, nascondersi.
Madre americana e padre giapponese, Noguchi si è sempre sentito, per tutta la sua vita, in bilico tra una cultura e l’altra, cosa che gli ha procurato non pochi problemi dopo il bombardamento giapponese di Pearl Harbour ai danni dei americani e la conseguente rappresaglia Usa contro i nippo-americani. A seguito di quell’evento, Noguchi diventà attivita e si rinchiuse volontariamente per sei mesi nel Relocation Centre di Colorado River, in Arizona.