Era forse inevitabile – emanando il verdetto sulla candidatura della città italiana che sarebbe diventata capitale europea della cultura 2019 alle h.17,00 di venerdì 17 – che la scelta sarebbe caduta sulla terra delle streghe, l’antica Lucania, e dunque su Matera.
In ealtà, nella scelta di Matera “Capitale Europea della Cultura per il 2019” ci sono almeno due elementi: il primo è senz’altro un riconoscimento doveroso alla vitalità e all’orgoglio intelligente dei materani che poco meno di trent’anni fa hanno cocciutamente “resuscitato” la zona dei “Sassi”: la “vergogna nazionale” degli antichi rioni, sancita addirittura da una legge del 1952, che costrinse gli abitanti a un vero esodo. Fu solo grazie a un piccolo nucleo di privati cittadini riunitisi in associazione che è iniziato il processo di valorizzazione di quello che dal 1993 è “patrimonio dell’Umanità” dell’Unesco.
Il secondo elemento riguarda il concetto stesso di cultura: non solo libri, affreschi, opere d’arte invidiate universalmente o personalità che hanno lasciato il segno: Matera ha vinto anche perché è la città più antica del mondo che ha traversato i secoli sempre viva, ed è viva tuttora, e la cui millenaria struttura urbanistica intatta guarda intatta al futuro.
Tutti noi ora viviamo una nuova fase di inurbamento, e la lezione che viene dall’antica Matera è quella di una città che ha saputo essere “sostenibile”: basti pensare alla preziosa e complessa rete idrica, la raccolta e distribuzione dell’acqua, in una terra arida e avara, e la lotta per sopravvivere grazie a una comunità che oggi la propone all’Europa e al mondo come esempio di città “possibile” e “a misura d’uomo”.
Dunque, visitiamola prima che sia presa d’assalto.
Come avviene per tutti i luoghi famosi nel mondo, arrivando a Matera si crede di conoscerla già: abbiamo visto innumerevoli foto e reportage, ma anche film celeberrimi come “Il Vangelo secondo Matteo” di Pasolini, “L’albero di Guernica” di Arrabal, “King David” di Beresford, “Tre fratelli” di Rosi, “La passione di Cristo” di Gibson.
In realtà Matera è sì la città delle caverne, delle case contadine scavate nella roccia, delle chiese rupestri affrescate, ma è anche la città delle chiese romanico–pugliesi e barocche, delle piazze cinquecentesche, dei palazzi nobiliari del ‘700.
Appena arrivate a Matera (con l’auto propria seguendo l’autostrada, oppure con comodi bus dalle principali città del Centro-Sud, o con l’aereo fino all’aeroporto di Bari) saremo nella città che è subito visibile: rosoni romanici, conventi di clarisse e bastioni di castelli. Qui si trovano alberghi di grande fascino, ricavati da antichi palazzi nobiliari, con giardini e fontane.
La magia è però quella di avere un’altra città sotto e dentro la città che la sovrasta, città invisibile di Calvino e città abitata fin dal XIII secolo. “Città curiosissima, in tre valli profonde (in cui), con artificio e sulla pietra nativa, seggono le chiese sopra le case, e quelle pendono sotto a queste, confondendo i vivi e morti la stanza. I lumi notturni la fan parere un cielo stellato”. Pacichelli, storiografo e protonotaro del ‘600, dà questa visione – descrizione dei “Sassi” che meglio ne restituisce l’unicità: uno spettacolare sito rupestre esempio di millenario equilibrio ambientale, vivo e popolato.
Affacciandoci, dal Sasso Caveoso o dal Sasso Barisano, potremmo credere di essere parte di un incantesimo delle leggendarie streghe lucane: rupi e caverne che sopra hanno palazzotti cresciuti nel cuore della roccia; elaborate facciate di pietra lavorata che dentro nascondono grotte e chiusure fatte di tufo… Un intreccio in cui pietre, cunicoli, cisterne, chiese, facciate, vicoli, mura, grotte, gradoni sono inestricabilmente – e spesso inspiegabilmente – legati.
Ebbene, negli stessi incredibili luoghi dove dimoravano insieme uomini e bestie ora si può sostare in ambienti di singolare eleganza; si può alloggiare in ambienti e spazi di grazia rarefatta, messa in scena fra terrazze panoramiche, celle monastiche, archi e volte; il tutto nel nitore della pietra locale, nell’essenzialità delle linee, nella pervasività accogliente di un’invisibile tecnologia.
Assaggiaremo poi senz’altro le specialità locali – dai peperoni cruschi (un’esperienza mistica, davvero sovrannaturale) ai lampascioni, ai fagioli di Sarconi (tutti prodotti DOP) , senza dimenticare i vini: Greco di Matera e il celebre l’Aglianico, (il vino di Federico II che gli americani contemporanei definiscono “il vino” per eccellenza), e il meraviglioso pane di Matera. Insomma, un’esperienza a tutto tondo da realizzare senza attendere il 2019!