Scoprire artiste che non conoscevo mi dà sempre un gran piacere. È stato il caso di Natalia Goncharova, pittrice e disegnatrice della avant-garde russa alla quale la Tate Modern di Londra dedica la prima grande retrospettiva dell’occidente.
Nata nel 1881 nella provincia della Tula, è rimasta sempre attaccata al mondo contadino e folkloristico delle sue origini, ma avendo vissuto molti anni a Parigi ha assorbito anche la lezione dei maestri occidentali. E la lezioncina di storia dell’arte finisce qui.

La donna e la besta. La visione femminile di Natalia Goncharova

Perché al di lá di sapere due notiziole biografiche (per esempio che è stata legata per tutta la vita al suo compagno pittore Mikhail Larionov, ma lo ha superato in qualità) quello che emoziona è il sio uso dele immagini, del colore, le emozioni che riesce a trasmettere.

Un critico d’arte viennese disse una volta che a grattare sotto la superficie di un russo si trova sempre un barbaro. Be’, non ci trovo niente di barbaro in Goncharova. Trovo anzi una certa sofisticazione anche nei temi più popolari, come i raccoglitori di mele o i dipinti figurativi che riprendono i tessuti degli abiti tradizionali delle contadine.

Goncharova è spesso attratta dall’immaginario flokloristico russo.

La mostra alla Tate Modern è aperta fino all’8 settembre 2019.