Durante i lunghi mesi del lockdown abbiamo imparato a guardarla con altri occhi, ad abitarla più a lungo, a farcela amica. La casa è diventata molto più che un luogo a cui tornare dopo una giornata di lavoro: è stata rifugio e protezione, ufficio, luogo degli affetti certi, prigione.

Il Museum of the Home di Londra ha riaperto proprio dopo il lockdown, con un altro nome (prima di chiamava Geffrye Museum), gli interni completamente rinnovati e un bellissimo giardino. Si può curiosare in un salotto del 1600, uno dei 1700 e così via fino ai tempi nostri, fino a quanto una boomer come me riesce a riconoscere la radio che c’era a casa mia quando ero piccola.

Nato nel 1714 per dare alloggio ai più bisognosi appartenenti alla confraternita dei fabbri, venne fondato come Geffrye Museum da Sir Robert Geffrye, un mercante che aveva fatto la sua fortuna con la compravendita degli schiavi.

 

In esposizione la storia della casa negli ultimo 400 anni, e gli oggetti che hanno cambiato il nostro modo di abitare, dal mattone alla Billy, la libreria dell’Ikea più venduta al mondo.
Si riesce anche a imparare un paio di cose interessanti sulla vita delle donne. Per esempio che il sewing box, la scatola da cucito del 1790, era una delle poche cose che le donne potessero avere per passare il tempo. E imparare a cucire era segno di rispettabilità. O che l’idea di ‘educazione’, di saper comportarsi prende piede sempre nel 1700, quando fioriscono i manuali di buon vivere sia per gli uomini che per le signore.