C’è un posto a Londra che si chiama Bethlem Museum of the Mind. Non capita spesso di andarci per chi visita Londra, fosse anche per la decima volta. Perché è dannatamente lontano, da tutto. È un museo legato a un ospedale che si dedica alla salute mentale. E il museo, di concerto con l’ospedale, che ogni tanto organizza anche delle mostre, sempre legate al tema della mente.
Quella in corso fino 2 maggio, si intitola ‘Le Quattro Età delle Donne’ ed è composta da una serie di disegni e dipinti realizzati da pazienti psichiatriche che sono state in cura presso il Bethlem Hospital e alle quali il dottor Alexander Morison, in forze all’ospedale nel 19mo secolo, aveva chiesto dei ritratti, in modo da poter studiare i cambiamenti nella mente delle sue pazienti prima e dopo le cure. I ritratti del ‘prima e del dopo’ sono scioccanti: donne che prima vengono descritte come negative, aggressive, disordinate, sciatte, dopo le cure appaiono nei loro autoritratti come pettinate, pulite, in perfetto ordine.
Molti altri dipinti, che fanno parte della collezione del museo, parlano di anoressia, di maternità difficile, di ansietà, di isolamento.

Il dipinto di Maureen Scott rappresenta una madre dallo sguardo vuoto, che tiene in braccio un bambino urlante che non riesce a controllare.
L’arte creata da persone con disturbi mentali è un genere, ho scoperto, e alcune gallerie d’arte si occupano solo di questo genere di dipinti e artisti. È la curiosità nei confronti di una men te insondabile che porta le persone a interessarsi, e a volte a collezionare, questo genere d’arte.
La mostra, che presenta dipinti di donne di età molto diverse (le quattro età del titolo), è toccante e profonda. Alza il velo su un problema che si aggiunge al problema: quello della salute mentale in donne che, in quanto artiste, fanno più fatica a emergere e farsi ascoltare o vedere, se è vero che solo il 2% delle opere in un museo qualsiasi proviene da artiste donne.
Varrebbe la pena farla, quella strada verso il sud-est di Londra, e vederla, questa mostra. È terribilmente lontano il Bethlem Museum, ma un’esperienza che rischi di portarti dietro a lungo. Più di una giornata di shopping a King’s Road.