E’ bello quando una città riesce a stupirti in modo inaspettato. A me è successo a Mosca, dalla quale non mi aspettavo granché e che invece si è rivelata insospettabilmente bella.
PRIMO GIORNO. È la città più estesa d’Europa, conta 14 milioni di abitanti e ha un traffico perennemente intasato. Capisci quindi che per girarla ci vuole tempo e un po’ di pazienza. Ma in pochi giorni riesci comunque ad avere un’idea. Io ho cominciato con una visita alla metropolitana, un museo in tutto e per tutto, bellissimo ed economico (il biglietto costa 50 centesimi).
Se il tuo giro inizia dalla fermata Teatralkaya approfittane per dare una sbrirciata (da fuori) all’imponente Bolshoi. Per visite più approfondite a uno dei teatri più importanti al mondo vai a vedere un’opera o un balletto (una cosa da organizzare per tempo, perché i biglietti vanno sold out come escono) oppure fai una visita guidata al backstage.
Dopo il giro della metro, che comunque ti porta via due ore e mezzo circa, ho voluto fare un po’ di immersione nel periodo più buio della storia moscovita, quello delle purghe staliniane. La House on the Embankment, era l’edificio più moderno e avanzato ai tempi di Stalin. Costruito sulle sponde del fiume, ha 505 appartamenti e un cinema, ma all’epoca anche tutti i possibili servizi, come una lavanderia, la mensa, l’asilo per i bambini, parrucchiere, sala prove per una piccola orchestra, negozi di alimentari, campi da tennis e da basket, bagni pubblici.. Insomma, tutto quello che nel 1931, anno di inaugurazione, un apparatchik poteva desiderare. Al suo interno, infatti, venivano alloggiati i pezzi grossi che lavoravano per il governo, insieme alle loro famiglie. Circa 2000 persone di tutte le età. Tra questi Boris Zbarsky, il chimico che si era incaricato di imbalsamare il corpo di Lenin, e Nikita Khrushchev. Oggi puoi visitare una delle stanze, rimasta tale e quale dagli anni Trenta, compreso l’arredamento che, in ossequio alle idee del comunismo, era uguale per tutti. Puoi anche vedere le foto di quelli che vennero mandati nei gulag siberiani perché sospettati di essere contro il regime. Il loro numero è impressionante: 800 persone su circa 2000 occupanti, cioè un impressionante 40%.

Oggi la House on the Embankment è tra gli edifici più richiesti dagli expat moscoviti. Photo ©Daniela de Rosa
SECONDO GIORNO. Lo so che la Piazza Rossa e il Cremlino dovrebbero essere le prime mete, ma io li ho lasciati per il secondo giorno, anche perché richiedono un bel po’ di tempo. La Piazza Rossa gode di una fama superiore ai meriti. E’ una bella piazza, non lo nego. E grande (700 metri x 300) ma ne ho viste di più emozionanti. Si chiama cosí perché ‘rosso’ vuol dire ‘bello’. Il comunismo non c’entra, per una volta. Il mausoleo di Lenin è imponente, ma mi sono risparmiata la coda per andare a vedere il corpo imbalsamato del padre della rivoluzione. Più bella, a mio parere, la Chiesa di San Basilio, costruita da Ivan IV Il Terribile. O l’edificio dei grandi magazzini GUM, nei quali puoi trovare una profusione di brand molto comuni dalle nostre parti ma assolutamente sconosciuti in Russia fino a qualche decennio fa.
Quanto al Cremlino è una zona molto vasta e parzialmente visitabile, sede del governo. Lo State Kremilin Palace era, nel 1961, anno della sua costruzione, l’unico edificio modernista all’interno del Cremlino. Tutto, dalle maniglie agli infissi, doveva passare l’approvazione di Khrushcev e ospitava i congressi del Partito Comunista. Oggi è una grande (6000 posti) hall per concerti.
Personalmente ho trovato bellissime le due chiese all’interno del Cremlino e in particolare la Chiesa dell’Annunciazione, in cui gli zar si rititavano per pregare, completamente coperta di icone e dipinti.
L’Armory, infine, conserva gioielli strepitosi, carrozze, abiti usati dalle zarine per l’incoronazione, uova di Fabergeé e regali che i vari ambasciatori facevano agli zar quando erano in visita a Mosca.
Ora di cena. La cucina georgiana è tra le migliori che ho assaggiato nel mio breve viaggio a Mosca. Elarji , in Gagarinskiy Pereulok, 15А, è un piccolo ristorante arredato come una casa nel quale assaggiare il famoso hachapuri, che alla fine è per loro un pane (per noi più simile a una pizza bianca). E capisco che uno non vada in un certo ristorante per mangiare il pane, ma ti assicuro che il hachapuri vale la pena.
TERZO GIORNO. Io l’ho dedicato al New Tretyakov Museum, dedicato all’arte russa moderna, all’avanguardia, all’arte del socialismo reale. Molto più grande di quanto mi sarei aspettata, contiene opere di artisti che personalmente non conoscevo (la cortina di ferro era tale per un motivo). E poi ho visitato il MAMM, Multimedia Art Museum, dove la fotografia ha un ruolo di rilievo ma dove trova spazio anche l’arte contemporanea.
In Russia si mangia più o meno a tutte le ore e ho voluto provare la cucina russa, che ho scoperto è inaspettata, come la città, e può essere elegante, raffinata, come quella del Cafè Puskin, 26 Tverskoy Boulevard, (aperto 24h) o del vicino Turandot. O più informale, come da Velanok, 12 Nikolskaya Street. O proprio sorpendente, come da Wine & Crab dove mangi prevalentemente granchio – da scegliere tra diversi tipi. Se pensi che il crab della Kamchatka ha percorso 6000 chilometri per arrivare nel tuo piatto senza essere uscito dal Paese capisci che siamo davanti a una immensità difficile da concepire.
Tre giorni non sono nulla, per una città come Mosca. Ma alcune cose le ho imparate. Eccone 10 che devi sapere.