E’ uscito sugli schermi italiani il film di Nanni Moretti ‘Mia madre’, presentato a Cannes, ma distribuito in Italia in anticipo rispetto al festival francese.
Anche Nanni Moretti, come Sorrentino pure in mostra a Cannes, ha dichiarato di aver girato questo film per pagare un debito morale, un‘ossessione di cui voleva liberarsi a causa della morte dell’amata madre, poco seguita negli ultimi tempi della sua vita (la nota Agata Apicella di tanti suoi film) .
La madre di Moretti è stata un’insegnante del Liceo Visconti di Roma molto amata anche dai suoi studenti – elemento che appare anche nel film – e il regista ha dichiarato :”.. molti alunni sono venuti a trovarla per anni, dopo aver fatto la maturità. Io non ho mai avuto un rapporto così con nessun professore di scuola e dopo la morte di mia madre, attraverso le cose che dicevano i suoi ex alunni, ho avuto la sensazione che mi fosse sfuggito qualcosa di importante di lei, che loro, i suoi ex alunni, erano riusciti a cogliere e comunicarmi. Qualcosa di sostanziale.”
E’ questa una sensazione che forse abbiamo provato tutti noi, figli di vecchi insegnanti ormai scomparsi: loro la conoscevano meglio di me; da loro si faceva amare facilmente; e se loro avessero visto, capito, qualcosa che io non ho mai visto, mai capito?
Moretti dunque da regista può inscenare questa realtà, ma purtroppo lo fa come un compito, anch’esso di scuola, è proprio il caso di dirlo. Dispiace affermarlo, a noi che lo abbiamo amato in ogni lungo, e pure corto-metraggio, da Io sono un autarchico, ma il racconto che stavolta inscena Moretti sembra un documentario, nemmeno triste e tutt’altro che toccante, che non suscita emozioni né partecipazione.
Pieno ahimè di luoghi comuni, come la presenza – e la recitazione, a tratti imbarazzante – di John Turturro che dovrebbe vivacizzare l’ambiente, ma fa la caricatura di se stesso e dell’attore americano a Roma (che va ancora a Via Veneto, dopo oltre mezzo secolo); con Margherita Buy, fissa sulla sua maschera nevrotica e incerta e con Moretti stesso, che fa di sé il figlio presente al punto da abbandonare senza spiegazioni e senza racconto il proprio soddisfacente lavoro .
Peccato. Forse sarebbe stato meglio porsi quelle domande sulla propria madre, e provare a darsi delle risposte silenziosamente, senza cercare di sanare tutto attraverso una pellicola da dimenticare.