Non si usa più dire che dietro ogni grande uomo c’è una grande donna. Le femministe si arrabbiano. Le donne non stanno dietro, ma di fianco, casomai. Dobbiamo dirlo a Sadiq Khan, il sindaco di Londra, che all’inaugurazione, pochi giorni fa, della prima statua dedicata a una donna a Parliament Square ha detto che anche dietro ogni grande città ci sono grandi donne.
Sarà, ma intanto perché ci fosse una statua dedicata a una donna a Parliament Square, il cuore politico di Londra, c’è voluto un bel po’. Tanto per cominciare c’é voluta tutta la testardaggine di una donna, l’attivista Caroline Criado-Perez, che ha iniziato una petizione di change.org e ha raccolto 85.000 firme.
Alla fine ha convinto tutti: la scelta è caduta su Millicent Fawcett, che si è battuta, con forza ma senza azioni clamorose, perché venisse concesso il voto alle donne e su Gillian Wearing, l’artista vincitrice del Turner Prize che l’ha realizzata. E una artista donna che realizza una statua di una donna, be’ non si era mai visto nemmeno nella pur liberale Inghilterra.
Millicent era una donna normale – non a caso indossa un cappotto piuttosto ordinario, mentre gli uomini intorno a lei come Churchill, Lincoln, Disraeli o Gandhi sono raffigurati in alta uniforme o con abiti significativi – che si batté nel corso della sua vita per il diritto di voto alle donne. Infatti è raffigurata mentre tiene in mano un cartello con la scritta ‘Courage calls to courage everywhere‘, il coraggio chiama il coraggio, e sul pilastro su cui poggia la statua ci sono i nomi delle 59 persone, uomini e donne, che si batterono per il voto alle donne.
La scelta di Millicent non è casuale: 100 anni fa l’Inghilterra concedeva il diritto di votare a tutte le donne sopra i 30 anni (diventati poi 21 nel 1928 e 18, come gli uomini, nel 1969). Millicent aveva 80 anni. Meglio tardi che mai. Questo si può ancora dire, spero.