Il lavoro delle donne e’ sempre stato legato alla manualita’: fare il pane, fare il bucato, rammendare calzini. E anche quando non si trattava di lavoro domestico, ma di lavoro “esterno” erano sempre le donne quelle che cucivano infilavano, creavano con le mani.

La mostra “Mani femminili. Il lavoro delle donne per la storia della moda a Venezia nei secoli XVI – XVIII”, organizzata dall’Archivio di Stato di Venezia in collaborazione con la Biblioteca Nazionale Marciana,
il Centro Tedesco di studi veneziani e l’Assessorato alla Cittadinanza delle Donne e alle Attività Culturali del Comune di Venezia, ne e’ una prova. Michela Dal Borgo e Alessandra Schiavon, le curatrici, hanno scelto documenti che dimostrano come le veneziane della Serenissima fossero abili ricamatrici, impiraresse (cosi’ si chiamavano le donne che infilavano minuscole perline di pasta di vetro), accurate artigiane dell’argento e dell’oro, ricamatrici di merletti e arazzi.

La mostra, con ingresso dal Museo Correr, resta aperta fino al 7 aprile.

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