Un piccolo delicato film  che suggerisce una visione disincantata del tempo, con la grazia e la levità che spesso solo i racconti giapponesi  – racconti fatti di parole o di  immagini – riescono ad avere.

La signora Toku sembra una vecchia – bambina, sempre in armonia con gli elementi a fondamento della natura: il vento, i fiori di ciliegio, i fagioli rossi da ascoltare e “capire”, mentre scoppiettano in cottura per preparare l’amata marmellata che servirà per i dolci doryaki.

La  pasta dolce di fagioli rossi (l’an che è anche  il titolo originale del film) è infatti il delizioso ripieno del dolce tradizionale della panetteria di Sentaro, malinconico panettiere che vivacchia in un chiosco piccolo e banale. L’arrivo della signora Toku rappresenterà una svolta commerciale clamorosa per Sentaro: tutti vogliono i suoi doryaki, si formano file lunghissime prima dell’apertura della  serrandina del chiosco, nessuno sembra poterne più fare a meno. Ma vecchi debiti contratti con il proprio passato torneranno per entrambi i protagonisti  e l’epilogo sarà dolce- amaro.

‘Le ricette della signora Toku’ è  anche un racconto di due solitudini, di due esclusioni dalla vita,  due emarginazioni che rendono pienamente la visione orientale della circolarità del tempo .