Uomini in piazza con le gonne. E’ accaduto a Istanbul, nella Turchia sempre divisa tra l’islamismo di stretta osservanza religiosa e il secolarismo mantenuto dall’esercito, erede del fondatore Ataturk.
Nella terra dei paradossi, una manifestazione di piazza ha adottato un paradosso metaforico per nulla scherzoso, messo in atto per protestare contro lo stupro e l’uccisione di una studentessa, che hanno generato una forte reazione di sdegno nel Paese per l’ennesima a violenza contro le donne.
Uomini in gonna, aggregatisi grazie a un collettivo sui social network, si sono trovati sul grande viale pedonale Istiklal, che porta a piazza Taksim, nel cuore della città, sulla riva europea, per denunciare il brutale assassinio di Ozgecan Aslan a Mersin, e sostenere così tutte le donne, colpevoli solo di esserlo, e dunque potenzialmente aggredibili solo perché donne: perché hanno, appunto, le gonne. L’assassinio di Ozgecan, di soli 20 anni, violentata, assassinata, e bruciata da tre uomini ha fatto scendere in strada nelle grandi città decine di migliaia di persone per protesta
“Non è solo una storia di donne: là dove le donne non possono sentirsi libere, presto anche gli uomini smetteranno di esserlo” ha spiegato uno dei partecipanti alla manifestazione, Mustafa Solay. Un altro, Bulut Arslan, ha spiegato di essere in piazza “…perché all’interno della società le donne subiscono molte violenze e questo danneggia tutta la società”.
Il governo islamico-conservatore ha promesso un punizioni adeguate, ma i movimenti femministi turchi accusano il presidente Recep Tayyip Erdogan e il suo partito di non considerare con la dovuta attenzione le violenze contro le donne. Un rimprovero rivolto spesso ai governi in tutto il mondo, più motivato però a causa dei pregiudizi religiosi esistenti, in questo come in molti altri Paesi del mondo.