Il film “Il Racconto dei racconti”, che il giovane regista italiano Garrone ha tratto da: Lo Cunto de li Cunti di Giambattista Basile, e che è appena uscito sugli schermi italiani, è uno dei film della terna che i nostri migliori registi (con Garrone, Moretti e Sorrentino) hanno portato al Festival del Cinema di Cannes, ancora in corso.
Lo Cunto de li Cunti è una raccolta di 50 fiabe in lingua napoletana di Giambattista Basile pubblicata postuma tra il 1634 e il 1636. L’opera, che è la più antica d’Europa nel suo genere, è una pubblicazione fantastica in cui c’è tutto: tutto il passato e tutto il futuro, tutto il fantastico e tutto il reale, tutto il magico e tutto il razionale, tutti i ruoli sociali e tutti i sentimenti. Potrebbe considerarsi il Libro dei Libri, in cui ci sono le radici mediterranee del nostro essere, accanto alle Fiabe del Nord Europa e a quelle russe e slave.
Il film di Garrone è una splendida trasposizione, immaginifica e fantastica, abbagliante nelle immagini eleganti, dai netti contrasti che rendono reale l’irreale, di tre fiabe della raccolta di Basile. I tre racconti sono stati – a differenza del libro – fra loro intrecciati, e quello che li lega è un duplice filo: la modernità dei desideri espressi, oggi vere ossessioni contemporanee, come la giovinezza, la bellezza, la maternità ad ogni costo – e la vita di tre donne, diversissime fra loro, accomunate dall’ostinazione della propria volontà che va contro l’impossibile, un elemento davvero comune alla natura femminile.
In un Medioevo violento e incantato – tra creature mostruose, foreste, torrenti, montagne altissime e pietrose e labirinti di pietra, preziosi castelli, perfette costruzioni geometriche o in equilibrio precario su dirupi – le donne.
Le donne qui impersonano, pur nei loro ruoli classici da fiaba (la Regina; la Vecchia; la Giovane Principessa) la volontà, il desiderio forte e manifesto, la tenacia di chi non si arrende davanti all’impossibile: il superamento, a costo della propria vita, dell’ineluttabilità del proprio destino.
Le donne, in questo film, sono la ribellione contro il tempo, la sterilità, la povertà, la violenza e la sopraffazione, la morte. E trasformano se stesse: una Regina – madre che fa patti con il magico per la vita del proprio figlio; una Principessa che accetta un destino orribile per onore, sconfiggendolo con coraggio, e diventando la regina potente e la donna libera che meritava di essere.
Basile già nel ‘600 scriveva (anche) al di fuori dello schema: donna- natura, e Garrone nel suo film ci rende tutto questo con una scrittura visuale barocca sofisticata e popola la tempo stesso, in una terra meravigliosa, che esiste davvero, e che è il Sud d’Italia