L’Italia ha da qualche giorno un nuovo Presidente della Repubblica.
Sergio Mattarella: un volto noto alla politica, attualmente giudice costituzionale, la cui nomina pare abbia riscosso un gradimento e approvazione universali.
Per non cadere nell’opera di santificazione che sempre nel nostro Paese segue le nomine al più alto livello di potere – la Presidenza della Repubblica, appunto – nella agiografia, nel santino da album di famiglia, per ora ricordiamo che le donne non sono neanche state prese in considerazione nella “rosa” dei possibili candidati, declinata appunto solo al maschile.
In un estremo atto di fiducia, che sempre si attribuisce agli inizi, allo “stato nascente” di qualunque opera – e quello di una Presidenza della Repubblica è un lungo settennato – vogliamo citare qui solo i passaggi particolarmente interessanti, da questo punto di vista, del discorso di insediamento del nuovo Presidente, Sergio Mattarella.
Anzitutto, porre la Costituzione come punto di riferimento è un’operazione densa, oggi più che mai, di significati sostanziali, libera da una lettura retorica, e consapevole della necessità di aggiornamenti spinti dall’incalzare dei tempi.
Le donne: apprezzabile è stato il suo (composto) riferimento alle violenze e alle discriminazioni che le colpiscono nel nostro Paese, perché le donne ormai non hanno più bisogno di proclami, ma di un’attenzione costante che produca atti concreti, e soprattutto di una nuova cultura che modifichi davvero, e nel profondo, le relazioni tra le persone, tra chi ha più potere e chi ne ha meno.
Apprezzabilissimi poi i passaggi in cui ha evidenziato che chi possiede di più deve contribuire in più larga misura al benessere comune. Riequilibrio, valori e un’idea di società che può andare bene alle donne.
Vogliamo qui chiudere questo nostro “benvenuto” con la foto di apertura, che comunque sancisce un evento che è addirittura – purtroppo – storico per l’Italia: la Presidente della Camera e la Presidente del Senato, insieme con le Segretarie Generali di Camera e Senato, comunicano l’esito dell’elezione al neo-Presidente, essendo loro per regolamento ad aver gestito le fasi dell’elezione nel Parlamento riunito: quattro- signore-quattro!