Non si può lasciar fuggire il 2013 fra qualche giorno, come sta per accadere, senza ricordare che quest’anno “Il Piccolo Principe” compie ben 70 anni .
Era infatti il 1943 quando Antoine de Saint-Exupery, a New York, pubblicava la favola dedicata all’amico Léon Werth. Ma non all’amico adulto, al bambino. Una dedica fuori dal tempo e fuori tempo, perché era per il bambino che quella persona grande era stata.
C’era la guerra, una guerra feroce e senza fine, e quell’amico si trovava allora in una Francia in cui si aveva fame, freddo, e molto bisogno di essere consolati.
Così il Piccolo Principe dai riccioli d’oro, che voleva a tutti i costi il disegno di una pecora e viveva in un pianeta così piccolo che era necessario controllare che i baobab non crescessero troppo, altrimenti avrebbero potuto trafiggerlo, cominciò a viaggiare.
Non si è mai visto un viaggiatore così intrepido nella sua piccolezza, ed è giusto ammirarlo e ricordarlo.
Chi non vorrebbe andare su un pianeta così piccolo da non potersi sedere senza calpestare il manto d’ermellino del re che lo governa? O sul pianeta in cui vive un uomo d’affari, così occupato che conta un milioneseicentoventiduemilasettecentotrentuno… piccole cose che brillano. “Ah, le stelle!” dice il Piccolo Principe, “e che te ne fai?” “le conto e le riconto, é una cosa difficle, ma io sono un uomo serio”.
E chissà, anche noi viaggiatori abbiamo incontrato, forse spesso, forse qualche volta, un geografo sapiente che ha scritto molti libri su mari e città, deserti e fiumi, ma che nulla ne sa, perchè non è un esploratore, e nulla sa perchè non lascia mai il suo ufficio…
E, soprattutto, non possiamo non essere grati al “Piccolo Principe” perchè ci ha ricordato cos’è un rito.
“E’ quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni: se tu vieni tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice; col passare dell’ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore…Ci vogliono i riti”.
Ogni viaggiatore ha dentro di sè e con sè qualcosa del minuscolo esploratore planetario, anche i grandi che sono stati bambini, ma non se lo ricordano più, come Antoine de Saint-Exupery ricorda invece – e per sempre – nella sua dedica.
Lui, che aveva allora quarantadue anni, giudicato troppo vecchio per tornare a volare in azioni di guerra, e che invece proprio questo riuscì a fare – con mille stratagemmi avventurosi degni del piccolo esploratore da favola che aveva fermato sulla carta – prima di scomparire e non tornare mai più, dissolto, senza traccia alcuna, proprio come il personaggio della favola, che da allora viaggia senza mai fermarsi, e forse, potrebbe anche tornare.