I giovani rampolli del Nord Europa, arrivati a una certa età, venivano mandati dalle famiglie ad assetarsi di cultura e bellezza in Italia. Una specie di rito di iniziazione che li riportava a casa più colti, curiosi, appassionati di arte (e magari con qualche chilo di troppo, grazie al cibo nostrano). Carto, non era cosa per tutti. Viaggiare era piuttosto complicato allora, e certamente costoso. Quindi solo le classi di un certo agio se lo potevano permettere. E quelli con i soldi coincidevano (bei tempi) con quelli con curiosità intellettuali, cosí che l’Italia, soprattutto nei mesi estivi, si riempiva di gente che bramava ammirare dipinti, sculture e opere architettoniche e se nelle loro conversazioni si parlava di Pinturicchio nessuno pensava si trattasse del soprannome di qualche buontempone locale. Insomma, il turista-fai-da-te-ahi-ahi-ahi e il turista bling bling con il catenone d’oro erano ancora di là da venire. Ripeto, bei tempi.

Qualcuno deve aver pensato che fosse un peccato privare gli stranieri dell’esperienza del Grand Tour e ha pensato di ricrearla. Un consorzio di piccoli alberghi gestiti privatamente si è unito sotto il marchio di Otium per proporre al turista un vero e proprio Gran Tour in giro per l’Italia, con tanto di proprietario che ti intrattiene, ti accompagna a vedere quel dipinto, quella pieve, quella rovina off-limits per il turista normale, autisti che ti trasportano da un hotel all’altro (sempre che tu non scelga di guidare con una vintage car).

Un Grand Tour per facoltosi in vena di ripercorrere le orme degli scrittori e degli artisti dell’Ottocento.

Come il Grand Tour, anche questa è un’esperienza per pochi: quelli che possono pagare quasi 9000 euro per un viaggio di nove giorni. Speriamo non siano i bling-bling con catenone d’oro.