Molto amato e (in passato) molto criticato. Giovanni Allevi è il musicista che forse più di tutti ha saputo infiammare orde di persone di tutte le età e in tutti gli angoli del mondo, avvicinando alla musica classica anche chi considerava il pianoforte un mobile per appoggiare le fotografie. Ha suonato davanti presidente della Repubblica (Napolitano, nella fattispecie), nelle piazze e nei teatri più prestigiosi.
In partenza per un tour mondiale (Londra, Parigi, Bruxelles e poi in Asia) Allevi è di buon umore e si presta volentieri parlare d’amore.
Il tuo nuovo album si intitola “Love” e parli di diversi tipi di amore: quello passionale, quello religioso, quello filiale. Ma aggiungi che l’amore per se stessi è il più difficile. Perché?
Perché è difficile accettarsi, accogliere i propri difetti e le proprie imperfezioni. Parlo di questo tipo amore nell’ultimo brano, L’Albatros. Come l’albatro siamo destinati a volare alto ma facciamo fatica a staccarci da terra.
Parli anche di amore “fanatico”; potrebbe essere quello dei fan? Tu sei un artista che ha saputo suscitare grandi passioni ma anche profonde avversioni.
Ah quella per fortuna è una storia in via di risolvimento. Diciamo che il mondo accademico, che mi ha molto attaccato, se ne è fatto una ragione della mia esistenza e adesso mi invita perfino a tenere conferenze ai ragazzi. Abbiamo fatto pace, mettiamola cosi.
Stai per iniziare un tour mondiale. Qual è la città in cui ti fa più piacere suonare e perché?
Londra, senza dubbio. La prima tappa del mio tour. È la città di Shakespeare, lo scrittore che meglio si è espresso sull’amore. Spero che un po’ del suo amore passi nella mia musica.
E la città in cui vorresti vivere se non fossi in Italia?
In una vita precedente credo di essere stato giapponese. Quindi sceglierei il Giappone per tornare alle origini.
E’ vero che ti sei dato alla corsa e corri tutti i giorni 10 km? È questo che fai quando non suoni o pensi alla musica?
È vero che corro tutti i giorni ma non per 10 km, per 10 miglia! E quello è proprio il momento in cui penso di più alla musica. Tra corsa e musica ci sono molte analogie: mi libero la mente, mi concentro su quello che sto facendo, mi da’ la necessaria elasticità al corpo, fondamentale per uno che resta ore al pianoforte.
Ma qualcosa farai quando non suoni o pensi alla musica, no?
Mi piace molto leggere. Soprattutto scrittori americani e giapponesi.
È vero che ti hanno dedicato un asteroide?
Verissimo e ne sono molto fiero. La Nasa mi ha dedicato un asteroide che porta il nome di Giovanni Allevi 11561. A proposito di amore, trovo che sia un gesto d’amore grandissimo che ho ricevuto. E ne sono così felice che il mio asteroide, anche se è solo un sasso, me lo immagino come un giardino bellissimo nel quale vorrei invitare tutti quando.
Per info sul concerto londinese clicca qui.