La seconda città – dopo Bruges – che ho visitato nel mio viaggio in solitaria è stata Ghent. “Quella che mi è piaciuta di più”, mi aveva detto un amico che aveva fatto più o meno il percorso delle città delle Fiandre qualche tempo prima. E dopo Bruges mi aspettavo qualcosa di simile. Sbagliato. Ghent è totalmente diversa.

La città delle biciclette

Ci sono arrivata in treno da Bruges (una mezz’oretta di percorso) e alla stazione, una vera stazione, molto più grande di quella di Bruges, sono stata sopraffatta dal numero di biciclette. Centinaia, migliaia di biciclette parcheggiate all’esterno. Poi, cercando un taxi, sono scesa in un sotterraneo dove c’erano altre centinaia, migliaia di biciclette parcheggiate al coperto.

Biciclette parcheggiate alla stazione di Ghent

Photo @Daniela de Rosa

Mi chiedo come facciano i proprietari a ricordarsi dove abbiano parcheggiato il loro mezzo, ma un metodo, e probabilmente altamente tecnologico, ci deve essere.

Il parcheggio sotterraneo della stazione di Ghent

Photo @Daniela de Rosa

La cosa curiosa è che in giro si vedono molte meno biciclette che ad Amsterdam, per esempio. Non si rischia di vanire travolti a ogni angolo di strada se si cammina distrattamente e, insomma, il traffico delle due ruote è più tranquillo e fluido.

Insomma a Ghent (che si pronuncia senza la G iniziale ma con una aspirazione, in fiammingo) sembra che tutti parcheggino la bici per andare da qualche parte, in treno. Dove, non lo so.

Una grande cittadina

Insomma, mentre Bruges sta nel pugno di una mano, Ghent è una città vera e propria, la terza dei Paesi Bassi dopo Bruxelles e Anversa, con una popolazione di quasi 300 mila persone. Nel 13mo secolo era addirittura la più grande città del Nord Europa dopo Parigi. Per di più, è una città universitaria e gli studenti non vengono registrati tra gli abitanti. Quindi è popolosa e vivace, perché dove ci sono studenti c’è vita notturna e localini.

Dormire

Quando viaggio mi piace trattarmi bene. Tanto più se sono da sola. Ho scelto, quindi un hotel-non-hotel, una vecchia casa molto borghese trasformata in albergo con poche stanze, un salotto con the, caffè, biscotti a disposizione gratuita degli ospiti, terrazza per quando c’è il sole, (non molto spesso per la verità), colazione in comune nella cucina e i proprietari che ci sono e non ci sono, ma ti danno il codice per accedere al portone e un altro codice per entrare in camera (niente chiavi, è la tecnologia, bellezza). Insomma, Ganda Rooms si è rivelato un’ottima scelta, anche perché è centrale e ben situato, ma silenzioso e tranquillo.

L'atrio di Ganda Rooms

L’atrio di Ganda Rooms. Photo @Daniela de Rosa

Sono andata subito a vedere tutto quello che avevo in mente. La cattedrale di St Bavo, per esempio, simbolo della ribellione di Ghent (che, a quanto pare, è una città di spiriti che non si conformano alle regole, qualunque esse siano).

@Photo Daniela de Rosa

La cattedrale di St. Bavo, la cui attuale struttura venne decisa per sostituire la precedente struttura romanica, ha un dipinto dei fratelli Jan and Hubert Van Eyck intitolato “L’Adorazione dell’agnello mistico”, trafugato dai francesi durante la Rivoluzione, trasportato su un carretto fino a Parigi e restituito dal Duca di Wellington, smembrato in sei parti, venduto al re di Prussia, restituito al Belgio, di nuovo trafugato da Hitler , quasi saltato in aria per volere del fürer e salvato dai minatori di un paese austriaco. E non è finita qui.  Nel 1934 venne rubato e venne chiesto un riscatto per restituirlo di 1 milione di franchi belgi, che il governo non volle pagare. Il dipinto, a pezzi, venne comunque restituito.

Un dipinto pieno di stranezze

Un agnello con quattro orecchie, facce nascoste all’interno di un arco, peli di pennello impastati insieme al colore; questi sono solo alcuni dei misteri di questo dipinto di Van Eyck (by the way, è quello dell’Arnolfini Portrait, da vedere alla National Gallery di Londra).

Altro da vedere

Anche Ghent, come Bruges, ha la sua Belfry, una torre in fila in mezzo ad altre due torri, quella della Cattedrale di St. Bevo e quella della Chiesa di St. Nicholas. La torre è simbolo della prosperità e dell’indipendenza di Ghent. Il Castello dei Conti l’ho visto solo dall’esterno. Mi sono invece dedicata al Beghinaggio, che mi sembrava più in linea con i miei temi.

Statua nel beghinaggio di Ghent

I beghinaggi di Ghent sono addirittura due: il Beghinaggio Grande di Santa Elisabetta e il Piccolo Beghinaggio Nostra Signora  ter Hoye. Sono meno affascinanti di quello di Bruges, ma guarda la bellezza di questa statua,  “Bruges La Morte” qui sopra, dedicata a Georges Rodenbach.

La parte più contemporanea e irriverente di Ghent

Ghent non è solo storia fiamminca, santi e statue. L’intera città è coperta di disegni, graffitti, street art.

Street art a Ghent

Photo @Daniela de Rosa

Addirittura c’è una stradina, Graffiti Alley, (Werregarenstraatje in fiammingo) messa a disposizione degli street artist e coperta di graffiti. Una specie di grande tela a cielo aperto dove ognuno dipinge ciò che vuole (se trova spazio sui muri).

Street art a Ghent

Photo @Daniela de Rosa

Puoi trovare delle guide che ti portano alla ricerca dell’arte di strada di Ghent o fare questo percorso self-guided. 

Naturalmente non mi sono fatta mancare un museo. Il MSK è il Museo delle Belle Arti, un po’ fuori dal centro, in un bellissimo edificio che ti consiglio di vedere.

 

Opera dal MSK di Ghent

Photo @Daniela de Rosa

Per il resto, perditi tra i canali, di giorno e di sera. Cerca i ristorantini più accoglienti, mescolati agli studenti nei baretti che chiudono tardi, cerca i negozi più particolari. Ghent può stupire.

Ghent di notte

Photo @Daniela de Rosa