Tre mondi, tre popoli, tre religioni. Gomito a gomito, spalla a spalla. Ebrei, arabi e cristiani si sfiorano in continuazione in giro per Gerusalemme, una delle città più toccanti e belle del mondo.
Dolorante e martoriata, non perde la sua bellezza. Andarci è una sfida, ma può essere un’esperienza delle più appaganti. Una città magica e sacra. Per tutti.
di Rossella de Pas
Arrivare
E’ impossibile raggiungere direttamente Gerusalemme dall’estero: la città, infatti, non è provvista né di un aeroporto né di un porto. Dall’Italia il mezzo più comodo per arrivare in Israele è l’aereo, che atterra a Tel Aviv; in alternativa si puo’ viaggiare in nave (viaggio lungo ma affascinante) sbarcando al porto di Haifa. Sia da Tel Aviv che da Haifa vi sono varie possibilità per raggiungere Gerusalemme: il treno, il bus o il taxi special; quest’ultimo, in particolare, offre un viaggio comodo e non troppo costoso.
Muoversi
l modo migliore per muoversi nella Città Vecchia è sicuramente a piedi: dalla Muro del Pianto è caratteristico inerpicarsi per le strette stradine, a volte affollatissime di turisti, a volte semideserte, ricche di negozi di artigianato.
Nel resto della città il mezzo di trasporto più popolare è l’autobus, che ha tariffe ragionevoli ed un servizio regolare. Un’alternativa, sempre piuttosto economica, è lo sherut: un taxi collettivo con tariffa fissa per ogni passeggero.
Vi sono anche i taxi classici, chiamati special, che hanno tre tipi di tariffe urbane: il supplemento per chiamata per telefono, la tariffa normale e la tariffa con supplemento del 25% per servizio notturno (dalle 21.00 alle 5.30).
Dormire
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La cucina ebraica
La religione ebraica, che viene strettamente rispettata nei ristoranti kosher o glatt kosher, vieta il consumo di alcuni alimenti come la carne di maiale, di cavallo, di coniglio, i frutti di mare…Se proprio non resistete senza questi alimenti, riuscirete comunque a trovare ristoranti “internazionali” che ve li preparino.
Non esiste una vera e propria cucina israeliana: Israele è nato dalla mistura di persone provenienti da ogni parte del mondo, che hanno mantenuto la cucina tipica del paese d’origine.
Il piatto – simbolo di Israele è il falafel: polpettine vegetali servite in un panino arabo (pita) con insalata mista e salsine a scelta; a Gerusalemme, come in quasi tutte le altre città israeliane, è facile incrociare chioschi che te li preparino al momento.
Vi sono anche molti ristoranti, generalmente poco eleganti ma molto gustosi, che preparano ottime grigliate di carne di manzo, pollo, montone: i famosi kabab, che si ritrovano in tutti i paesi arabi.
Per chi proprio non può fare a meno di pizza o hamburger, non ci sono problemi: a Gerusalemme non mancano ottimi ristoranti dove potrete confrontare gli hamburger kosher con quelli nostrani.
Consigli
• Ricordati che a Gerusalemme, come in tutto Israele, il giorno di chiusura è il sabato: lo shabbat ebraico inizia il venerdì sera e termina il sabato sera: l’orario varia a seconda del periodo dell’anno. Di shabbat molti negozi, ristoranti, bar sono chiusi; anche gli autobus, gli aerei, i treni non funzionano.
• Informati sulle festività ebraiche: in molte di esse vale lo stesso discorso dello shabbat.
• E’ indispensabile avere un abbigliamento adeguato per visitare i luoghi sacri di tutte le religioni, anche per visitare il Muro del Pianto, benché sia all’aperto.
• Per la stragrande maggioranza dei turisti, che non conosce l’ebraico, è sufficiente conoscere l’inglese, che viene parlato da una buona parte della popolazione israeliana. Poco conosciuti sono invece francese, spagnolo e italiano.
Yad Vashem
Yad Vashem, che in ebraico significa Segno e Nome, è un luogo di commemorazione, di monito e di omaggio per i sei milioni di ebrei vittime della follia nazista; la visita al museo, che lascia inevitabilmente molto scossi, è una tappa fondamentale per comprendere meglio la storia del popolo ebraico.
Il complesso comprende il Muro della Shoah e dell’Eroismo, un monumento i cui pannelli commemorano lo sterminio, celebrano la resistenza dei partigiani ebrei ed illustrano il ritorno dei superstiti nella terra promessa.
All’interno, il museo raccoglie migliaia di foto e documenti che illustrano la storia completa delle persecuzioni dal 1933 al 1945.
Accanto sorge l’Ohel Izkor (Tenda del Ricordo): una bassa struttura in cemento armato su base di basalto, sul cui pavimento sono semplicemente scritti i nomi dei ventuno principali campi di sterminio.
Il Memoriale dei Bambini ricorda il milione e mezzo di bambini morti nelle camere a gas; la Valle delle Comunità distrutte rammenta il nome di comunità ebraiche interamente annientate; la Sala dei Nomi conserva i nomi di più di due milioni di vittime e i nomi degli eroi della Resistenza; il Viale dei Giusti celebra tutti quei non ebrei che, rischiando la loro vita, si adoperarono per salvare la vita ad ebrei.
L’intero complesso è dominato dalla Colonna dell’Eroismo, sulla quale è incisa la parola “zkor “, cioè: Ricorda!
Il muro del pianto
Gerusalemme è sempre stata per gli ebrei di tutto il mondo la città di riferimento ancora prima della nascita dello Stato di Israele. Il centro spirituale della città è il Muro del Pianto, a cui gli ebrei di ogni Paese si rivolgono quotidianamente durante le loro preghiere. Questo muro, alto 15 metri, è ciò che rimane del Tempio di Gerusalemme, distrutto dai Romani nel 70 a.C. Il suo nome deriva dalle lunghe sofferenze patite dagli ebrei: dall’esilio a cui sono stati costretti dai Romani fino alla possibilità concessa loro dai Bizantini di visitare il Muro del Pianto un unico giorno all’anno, il 9 di Av, (mese ebraico situato tra giugno e luglio), anniversario della distruzione del Tempio.
Oggi il Muro del Pianto è considerato il simbolo di Gerusalemme, che milioni di turisti di ogni fede e provenienza visitano. Nella zona antistante il muro, gli uomini sono separati dalle donne come vuole la legge ebraica ortodossa. Fra le numerose usanze legate al Muro del Pianto, vi è quella di inserire piccoli biglietti di carta, in cui sono scritti voti e preghiere, fra le sconnessure dei blocchi di pietra.
Oltre al Muro del Pianto, importante è il quartiere ebraico, là dove al tempo di Erode era la Città Alta. Dopo lunghi lavori, sono stati ritrovati il cardo massimo, un’ampia via colonnata fiancheggiata da portici e archi, ed i resti di alcune sinagoghe: la più antica è la sinagoga Ramban che risale al XIII secolo e che, dal 1967, è stata nuovamente adibita a luogo di preghiera.
Gerusalemme e’ raccontata da Rossella De Pas