Sono stata a Milano di recente e mi sono accorta che TUTTE indossano le furlane, le ciabattine in velluto con la suola in copertone di bicicletta preferite dai gondolieri.

Premetto che io le porto da una trentina d’anni, da quando ho iniziato a frequentare Venezia (dove si chiamano papusse)  e vedere che adesso sono diventate così di moda mi farebbe un po’ passare la voglia di metterle. Ma sono comode, hanno una storia che vale la pena di essere raccontata e, visto quello che ho visto in giro, mi pare il caso di mettere un po’ d’ordine.

Le furlane nascono in Friuli (il nome significa infatti “friulane”) a metà dell’800 come scarpina da festa. Erano rigorosamente nere, venivano cucite a mano con materiali di scarto dalle donne per tutta la famiglia. Non erano pantofole da casa, ma vere e proprie scarpe, con cui le donne del Friuli, durante la Prima Guerra Mondiale, scalavano le montagne per andare a portare messaggi ai soldati nascosti (come testimonia Ilaria Tuti nel suo libro “Fiore di Roccia”).

Divennero le preferite dai gondolieri, perché antiscivolo grazie alla suola di gomma, e antigraffio, salvando così il prezioso legno delle gondole.

Le vere furlane sono di velluto di svariati colori, sono cucite a mano (e non incollate), non hanno destra e sinistra, non hanno tacchi e tacchetti, non hanno decorazioni. E un prezzo molto contenuto. Quando ho iniziato a comprarle io costavano circa 25 euro e, a Venezia, le vendeva solo un ciabattino che aveva due negozi, Massimo Dittura (esiste ancora ma ha un negozio solo, ha le furlane originali ma anche quelle fatte in Cina e ti spiega la differenza).

La moda, però, fa scempi. A Venezia hanno iniziato ad aprire negozietti che vendevano le furlane di seta, damascate, ricamate, a righe o quadretti. A prezzi folli. Perfino le due figlie di Bianca d’Aosta si sono reinventare scarpare e hanno aperto il loro brand di furlane, con tanto di pop up store a Parigi e ora negozio nel cuore di Brera a Milano.

Ma le furlane, per la loro stessa natura, non possono costare cifre folli, altrimenti non si tratta più di scarpa povera ma di mangime per pollastrelle accalappiate dalla moda e dalle influencer. Io continuo a comprarle, di tanti colori, ma solo ed esclusivamente nell’unico negozio veneziano che le vende ancora al loro giusto prezzo, e cioè Parutto, ai piedi del Ponte di Rialto. Le chiamano Papù, te le spediscono dove vuoi e te le danno in una bella scatola di cartone che ha una sua intrinseca eleganza. E costano il giusto. La metà o più di quello che costano i brand snob e di sangue blu.

Problema: quando arrivano in consegna dal laboratorio, le furlane durano giusto una mezza giornata, poi spariscono dagli scaffali fino al prossimo ordine, soprattutto se indossi numeri più comuni, come il 37, il 38 o il 39. Armati di pazienza o ordinale online.