Starbucks si prepara a invadere l’Italia, almeno a quanto scrive il Guardian. Comincerà con Milano ma pensa di conquistare a poco a poco la penisola. Con una filosofia molto diversa da quella a cui gli italiani sono abituati. L’espresso, consumato in pochi secondi davanti al bancone del bar, sarà solo una piccola parte dell’offerta. Starbucks va forte con i vari ‘latte’, ‘frappuccino’, wi-fi gratuito, magari qualche giornale in vendita, musica diffusa e comode poltrone.
I proprietari di bar italiani storcono il naso e sono comunque convinti che Starbucks non ce la farà e che l’espresso all’italiana non ha rivali. Personalmente, dopo anni che vivo all’estero, ho qualche piccolo ma ragionevole dubbio. L’idea di un caffè consumato in piedi, spintonata dal cliente dietro di me (che cerca di fregarmi il posto) non la trovo poi cosí attraente. Economica sí, visto che in Italia un espresso costa anche meno di un euro. Ma vuoi mettere il piacere di arrivare con il proprio laptop e lavorare in un caffè? Fissare i tuoi appuntamenti davanti a una tazza fumante senza che nessuno ti guardi male anche se stai in poltrona per due ore? Navigare in internet mentre sorseggi il tuo ‘whatever’ coffee?
L’unico neo di tutta questa faccenda lo vedo piuttosto nel contenuto, non nel contenitore. Il frappuccino di Starbucks è sicuramente meno buono di quello di qualsiasi bar italiano tradizionale. Costa di più e, peggio ancora, contiene più calorie: 192 contro le 80 di un cappuccino normale.
P.S. Starbucks a Londra ha iniziato una campagna contro gli sprechi di tazze di carta: se arrivi con la tua tazza ti fa uno sconto di 50p.