Una strada a nord di Londra, dove si trova il suo studio. Una fermata della metropolitana, sempre quella. Una modella, sempre la stessa, sua compagna. Frank Auerbach non ha bisogno di girare il mondo e cercare nuovi scenari e nuovi orizzonti. La sua è vera arte (il più grande pittore britannico vivente, lo ha definito Alastair Sooke del Daily Telegraph).
Un artista dall’orizzonte finito, dalla vita morigerata, che esce poco e parla meno. Un eremita della pittura. Ma che pittura.
Nato a Berlino da genitori ebrei, a otto anni venne mandato in Inghilterra a studiare. Non rivide più la sua famiglia, finita in campo di concentramento. Oggi ha oltre 80 anni e la Tate Britain di Londra gli dedica una retrospettiva, la più grande dal 2001.
I suoi quadri sono molto materici. Auerbach usa strati e strati di colore a olio, che poi graffia via per rimettere poco dopo. I confini si smaterializzano, i profili scompaiono, cosícome le fattezze. Resta l’emozione. Come quella di un bambino che si meraviglia davanti alla stessa storia raccontata mille e mille volte.
La mostra Frank Auerbach resta aperta fino al 13 Marzo 2016.