Francesca è giovane, ha 28 anni e vive a Genova e fino a una settimana prima del lockdown lavorava in una multinazionale, dove si occupava di comunicazione.  Un buon lavoro, ben pagato e vicino a casa. Si potrebbe volere qualcosa di più? Purtroppo, lo scadere del contratto ha coinciso con l’inizio del lockdown e addio colloqui. Mandare il proprio cv è diventato tutto d’un tratto un esercizio per tenere in vita la propria casella mail.

“Mando curriculum a caso, ma non sto ricevendo risposte”, spiega Francesca. Che approfittando di questo momento di sosta, ha aperto un vecchio cassetto e tirato fuori un vecchio sogno. Un PHD che segua la laurea in antropologia.
“Non ho un profilo tecnico e forse per il mondo del lavoro la mia laurea offre meno opportunità. Il mondo del lavoro sembra essere fermo. E quindi, mi sono detta, perché non provare a fare finalmente il PHD che ho sempre sognato? Avrei sempre voluto fare la ricercatrice, ma avevo abbandonato questa strada dopo aver trovato lavoro.”

Francesca sembra dolce e tranquilla, ma a 22 anni se ne è andata da sola in Equador e Colombia a lavorare nella cooperazione internazionale.

“Stavo facendo un tirocinio a Torino in una ONG quando ho conosciuto due colombiani, il coordinatore e l’autorità spirituale di una comunità indigena in Colombia. Erano venuti in visita per raccontare il progetto. La loro storia mi aveva molto colpita. E un giorno, stavo leggendo un libro di Tiziano Terzani in cui raccontava di essere stato l’unico giornalista straniero in piazza Tienanmen. Con l’arroganza che solo la gioventù può dare, ho pensato che avrei potuto farlo anche io e sono partita”.

L’America Latina era nel cuore di Francesca e un incontro fortuito ha acceso la lampadina. Così come l’ha accesa il Covid adesso. Francesca ha infatti pensato che questo fosse il momento migliore per riprendere in mano il suo progetto di PHD, grazie anche a una madre che non solo la supporta, ma la sprona quando lei sembra cedere.