Ha vinto un premio ma ci ha rimesso i capelli. Jasmine Trinca, che incontro a Londra in occasione del Festival Cinema Made in Italy, per la sua interprestazione della protagonista di ‘Fortunata‘, film di Sergio Castellitto per il quale ha vinto il premio cme miglior attrice protagonista al Festival di Cannes 2017, si è dovuta tingere i capelli di biondo platino e le tinture non le hanno fatto certo bene.

Fortunata è cosí, eccessiva, vestita in minigonna e trampoli, la testa infuocata. E’ una donna con una esistenza ordinaria, potrebbe essere ovunque, vive in una periferia romana che è periferia dell’esistenza, viene maltrattata dal marito ma non riesce fino in fondo a fare uno strappo, ad affrancarsi. Il suo affrancamento arriva dopo una serie di vicende che vanno verso un’emancipazione molto semplice. Vorrebbe avere il suo lavoro, pensa di non poter essere in grado di essere una madre ma alla fine del film si riconosce tale, anche se imperfetta”.

Fortunata non riesce a rispondere alle aggressioni del marito, pur essendo una donna forte. “Una condizione piuttosto comune. Io e altre colleghe dello spettacolo stiamo cercando di fare qualcosa per ribaltare questa situazione, non solo sulla questione delle molestie ma anche della disparità sul luogo di lavoro. In Italia il dato fa paura: ci sono 9 milioni di donne che hanno subito qualche forma di violenza, più o meno grave, magari non sotto forma di violenza fisica ma come coercizione, che per la legge italiana è già una forma di violenza”.

Fortunata racconta come può essere una donna italiana dei giorni nostri, deferente verso il proprio nucleo familiare, sottomessa. E Jasmine trova perfino delle somiglianze tra sé e la protagonista che impersona. “Anche io ho una figlia della stessa età di quella di Fortunata, e sono una donna separata che la cresce da sola. Non essendo una persona cosí sicura di me la maternità l’ho vissuta come un comprendere i miei limiti e non nasconderli a mia figlia. Non sempre ho la risposta giusta, non so fare tutto al meglio ma mi guida l’amore per lei e la buona fede. Questo credo sia una cosa bella da trasmetterle”.

Il film è tutto girato in una periferia romana degradata. ‘Molto simile a quella dove sono cresciuta e dove vivo tutt’ora, anche se la mia periferia, Testaccio, ora è diventato ricercato. Quella di Fortunata, Tor Pignattara, è molto più tosta, i nuovi arrivati sono gli stranieri. Ma come in tutti i luoghi popolari, dove il benessere è meno presente, c’é più un’idea di collettività che di tornaconto personale”.