E’ la regista francese Audrey Diwan ad aggiudicarsi l’agognato Leone D’Oro alla 78 Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, con un film amaro e scottante. Tratto dall’omonimo romanzo di Annie Ernoux, L’Événement racconta di un avvenimento del tutto inaspettato, che coinvolge una brillante studentessa nella Francia del 1963. Riuscita a farsi strada nonostante le modeste origini, in un momento storico in cui la mobilità sociale era sicuramente più ridotta e la possibilità di elevarsi e di inseguire le proprie pulsioni intellettuali, soprattutto per le donne, nettamente minore rispetto ad oggi, la giovane Anne frequenta la facoltà di Lettere. Un ambiente codino e poco ospitale, dove sono poche ad avere la fortuna di una libertà mentale rispetto agli strettissimi ancoraggi sociali, ma un ambiente in cui Anne vuole rimanere, poiché l’unico che può permetterle di immergersi e di sviscerare le pagine di Sartre e Camus che tanto ama. In questo contesto, fatto anche di amicizie, serate di twist, birra e sale da ballo, Anne vede sbriciolarsi il suo sogno quando scopre di essere incinta. Sarebbero stati necessari dodici anni prima che la Loi Veil (1975) legalizzasse l’interruzione della gravidanza in Francia e così Anne, che decide di non rinunciare ai suoi desideri, insegue l’unica via possibile nonostante il pericolo che questa comporta: l’aborto clandestino. La ricerca della libertà si trasforma per lei in una lotta contro i pregiudizi sociali, le paure (anche i “complici” rischiano il carcere) e soprattutto il tempo (emblematico il titolo italiano “12 settimane”). Di fronte a chi le volta le spalle e al suo corpo che incomincia a trasformarsi, la giovane arriverà addirittura a cercare di salvarsi da sola, con quei metodi antichi e brutali che molte donne in passato si sono auto-inflitte, come tristemente noto. La camera in spalla rimane costantemente attaccata alla protagonista, trascinando lo spettatore nel vortice delle sue paure ma soprattutto delle sue sensazioni fisiche, con una regia cruda e sincera che non lascia scampo e che trasporta all’interno di un passato in realtà non poi così distante.
Una storia durissima e vera (la ricostruzione di quelle dodici settimane davvero vissute da Annie Ernoux), interpretata dalla talentuosa attrice franco-rumena Anamaria Vartolomei e girata, come afferma la regista stessa durante la cerimonia di premiazione, con “la testa, la pancia e il cuore”, che sono le stesse parti del corpo che la visione dello spettatore ingaggerà. E scuoterà.