Uno dei viaggi che più mi porto nel cuore è stato quello in Estremadura, regione della Spagna dove pochi vanno, e chissà perché.
Ci sono andata due volte, tutte e due on assignement, per un giornale e con un fotografo. Tutte e due le volte ho dormito in un ex-convento trasformato in hotel di charme, di proprietà di Lucía Dominguín Bosé (la figlia di Lucia Bosé e Luis Dominguin) e di suo marito Carlos Tristancho, un aspirante torero e attore estremeno.
L’hotel si chiamava Rocamador ed era di una bellezza pazzesca. Si dormiva nelle celle, trasformate in camere super comfort, c’era una piscina, si cenava nella ex-chiesetta e mi ricordo una serata a parlare di tori, attori e cinema con i due proprietari.
Durante il giorno andavo alla scoperta di Càceres, Trujillo e le altre cittadine, tutte meravigliose, della zona.
C’erano le cicogne, tantissime, che facevano il nido sui camini delle case, le facciate barocche e meravigliose, il profumo dei biscotti delle suore dei conventi. Un senso di pace profonda, un cielo meravigliosamente azzurro.
Ho sempre pensato che l’Estremadura è poco conosciuta perché non ha il mare. Stretta tra l’Andalusia e il Portogallo, viene messa in secondo piano da queste due regine del turismo internazionale. E a torto. Qui si produce il jamòn de bellota (si chiama così perché i maiali mangiano solo ghiande che si trovano solo qui), qui c’è un aria fina che al prosciutto fa un gran bene, qui è nato quel geniaccio di Almodovar.
Ma soprattutto qui sono nati i conquistadores dell’America Latina, Hernan Cortes, Francisco Pizarro e affini, partiti senza troppi soldi da questa parte della Spagna (tutt’ora poverissima) e tornati talmente carichi di denaro da voler mostrare a tutta la città il loro cambio di status, abbellendo e ornando le facciate dei loro palazzi, dei quali ora godiamo noi.
Tutt’altra atmosfera si respira a Faro, in Portogallo, nata però per gli stessi motivi. Un gruppo di architetti con a capo Manuel Gomes da Costa, dopo aver fatto fortuna in Sud America, è tornato a Faro e ha costruito una città fatta di case basse dal tetto piatto, ispirandosi a Le Corbusier, Frank Lloyd Wright e Oscar Niemeyer nello stile South Modern che fa somigliare Faro a una piccola Rio de Janeiro o a Palm Spring.
A Faro bisogna dormire all’Hotel Modernista, un hotel di architettura no-frills, senza tv, senza quadri alle pareti.
Insomma, andare lontano, avere successo e tornare a casa sempre dare nuova linfa ai luoghi da cui si è partiti.