Un po’ fa la suora, un po’ la moglie tradita. E riesce benissimo in tutti e due i ruoli. Elena Sofia Ricci, a Londra per presentare ‘Loro’ di Paolo Sorrentino al festival Cinema Made in Italy in cui interpreta Veronica Lario, è di una bellezza sfolgorante e luminosa. Molto, ma molto più bella di tante attrici più giovani. E non si tira indietro quando c’è da raccontarsi, anche quando bisogna tirare fuori le proprie intime fragilità.

“Ho incrociato Veronica Lario in un hotel anni fa. Ci siamo fatte un cenno del capo, ma non ci siamo parlate o presentate. Veronica è una persona molto riservata, gentile e carina con tutti. Io faccio molto caso a queste cose. Mi ha colpito la sua pacatezza e riservatezza. Mai avrei pensato che anni dopo Sorrentino mi avrebbe chiesto di interpretarla. Ho trovato dei punti di contatto tra me e lei: l’attitudine che abbiamo coltivato fin da piccole a non disturbare, a vivere in punta di piedi, cercare di non deludere“.

‘Loro’ sembra ormai storia antica, ora non ci si ricorda più delle olgettine, delle ‘cene eleganti’. Ma è ancora tutto lì, fuoco che cova sotto la cenere e che potrebbe riprendere tornare a ardere.

“Se non si investe in cultura a 360 gradi”, continua Elena Sofia Ricci “rischiamo di ricadere nell’errore. Quella raccontata nel film e accaduta all’Italia è una storia di abusi nei confronti delle donne. Vedo tante macerie negli ultimo 20 anni e credo che niente ci possa salvare se non la cultura. O ho paura che si punti poco su questo. Mi sembra anzi che miriamo al ribasso”.

Veronica/Elena Sofia deve fare i conti con un branco di ragazzine molto più giovani e pronte a tutto. Che importanza ha il tempo che passa? “Che il tempo passi, che si invecchi, è un fatto inesorabile. Il tempo passa per tutti, uomini e donne. D’altra parte in ‘Loro’ la ragazzina dice a Silvio/Servillo che ha l’alito di suo nonno. Bisogna lavorare sulla propria anima e lasciar perdere il corpo, perché su quello c’è poco da fare. Poi è un fatto che gli uomini siano fragili. La figura dell’uomo che ha paura di invecchiare è una figura tragica, ma esiste ed è molto diffusa. Ma ho imparato grazie all’analisi che giudicare non serve a niente, è meglio comprendere. Ho un marito da 18 anni e francamente non so perché sia ancora innamorato di me. Se lui scivolasse tra le braccia una di una ragazza più giovane, potrei capirlo. Sarebbe duro, ma potrebbe succedere. Per evitare che capiti bisogna lavorare molto sulla coppia, trovare nuovi stimoli, non so, è un discorso difficile da fare, ma è un percorso da fare in due”.

“Bisogna confrontarci, parlarci. E bisogna partire dall’educazione. Non solo dei maschi, anche delle femmine. Le donne devono imparare a avere rispetto di se stesse. Se crediamo di valere poco, perché gli uomini dovrebbero credere in noi, rispettarci, trattarci meglio di uno zerbino? Questo l’ho imparato sulla mia pelle. Dobbiamo sì insegnare ai maschi l’eguaglianza e il rispetto, ma dobbiamo insegnarlo anche alle donne, alle figlie femmine. Andiamo nello spazio, ma non lavoriamo sull’educazione emotiva”.