Le mostre riaprono e noi abbiamo una gran voglia di leggerezza, dopo questi mesi bui. La leggerezza di Robert Doisneau, fotografo francese famoso, anche troppo famoso, per la celebre foto del bacio a Parigi, pioniere del foto-giornalismo negli anni ’30, a cui Palazzo Pallavicini di Bologna dedica una mostra, che riapre (evviva!) il 21 maggio e si conclude il 21 luglio.
Doisneau (1912-1994), figlio di un idraulico, rimase orfano di padre e madre da piccolo. Iniziò a fotografare a 16 anni ma era così timido che puntava la macchina per terra invece che sulla gente, con il risultato che le sue prime foto erano quelle del selciato.
Più tardi divenne fotografo pubblicitario per la Renault, me venne licenziato dopo cinque anni perché arrivata sempre in ritardo. Doisneau riconobbe che quello fu lo spartiacque della sua vita, ‘la fine della sua gioventù e l’inizio della sua carriera di fotografo’.
Nel frattempo la Francia era diventata il produttore numero uno in Europa di cartoline, che avevano conosciuto un boom, sia come cartoline di saluto che come souvenir di vacanze. E le scene di vita francese e parigina, bambini che giocano, ragazze che prendono il sole, vecchi al caffè, si prestavano perfettamente per questo scopo. E questi erano i temi che Doisneau, uomo semplice, schivo, modesto, prediligeva. ‘Non fotografo la vita com’è, ma come vorrei che fosse’, diceva. Quindi, nonostante il lavoro a Vogue come fotografo di moda, lo annoiavano le modelle perfette in una coreografia altrettanto perfetta e amava di più il lato leggero e sorridente della vita di strada.
Nel 1950 scattò per Life la foto della sua vita, Le Baiser de l’hôtel de ville. Due ragazzi che si baciano per le strade di Parigi divenne simbolo dell’amore e della vita parigina.
Chi fossero i due rimase un mistero fino al 1992. Nel 1980, però, Jean e Denise Lavergne credettero di essere i protagonisti della foto e contattarono Doisneau. Lui li invitò a pranzo e non abbe il coraggio di infrangere la loro illusione. Loro, però, gli fecero causa per aver scattato senza chiedere il loro permesso. Davanti alla corte il fotografo fu costretto a rivelare che si trattava, invece, di Françoise Delbart e Jacques Carteaud, che all’epoca avevano poco più di 20 anni. I due si stavano baciando per la strada e Doisneau li trovò così belli, spensierati e appassionati che chiese loro di ripetere la scena del bacio a favore di fotocamera. ‘Non li avrei mai fotografati senza averli avvisati. Avrebbero potuto essere una coppia clandestina’, rivelò poi il fotografo. Alla ragazza regalò una copia della foto autografata, che lei vendette all’asta anni dopo per 155.000 euro a un collezionista svizzero.
Doisneau vinse la causa (i due ragazzi si erano lasciati poco dopo la foto, nonostante tutto l’amore non era durato) ma tutta la storia amareggiò gli ultimi due anni della sua vita. Sua figlia disse che era morto di tristezza.
Non sappiamo cosa vorrà dire andare a una mostra post-coronavirus, se si dovrà entrare contingentati, se si potrà commentare le foto con un’amica, se si potrà entrare in gruppetti pur piccoli, ma direi che è meglio premunirsi prenotando un biglietto online.