Una non-carriera scolastica, una passione per tante cose, tutte diverse e tutte mescolate, tanta tenacia. Stefania Lilo (non è il suo vero nome ma ormai la si conosce per quello) l’ho incontrata per caso al Fuorisalone di Milano, aveva un banchetto davanti all’Accademia di Brera e vendeva i suoi lavori, cartoline, libretti, mappe, disegni. Tutto rigorosamente fatto senza matite o pennelli ma solo con la macchina da scrivere.

Lilo ha fatto un po’ di tutto: scienze sociali e matematica, pittura e lettere moderne. Poi, per caso, è riuscita a mescolare tutto e ne è venuto fuori qualcosa di delizioso.

“Il mio compagno ha trovato sotto casa mia, tra l’immondizia, la mia macchina da scrivere, e per un po’ è stata ferma ed inutilizzata finché, parlando d’arte, non mi è venuto in mente di utilizzarla per il mio primo lavoro. La macchina per scrivere aveva il ruolo non solo di strumento ma anche quello di eliminare il ‘tratto’ d’artista , di far risaltare la mente e non la mano. Una sera mentre cucinavo mi sono detta: chissà se riesco a fare un albero? – soggetto che faccio quando non so cosa disegnare – e da lì è nato il mio primo disegno vero e proprio.

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Il primo disegno di Lilo, fatto alla macchina da scrivere, è composto di v e di i.

Oggi Lilo si dedica unicamente a questo, disegnare usando le lettere della macchina da scrivere, che è un modo per fare arte usando la parola, anche se di questa non resta che un segno.

Dagli alberi è passata alle città, agli animali, alle storie che pubblica su libri microscopici e che vende a gallerie, su Disegni Analogici o, più spesso, per strada. E gestisce un spazio d’arte, chiamat Spazio Galileo, all’interno del Centro Sociale Leoncavallo.

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Lilo disegna delle città fatte di numeri e lettere scritti con una vecchia macchina da scrivere