Eccomi qui, seduta nella hall dell’albergo che ci ospita, per una sessione one-to-one con Margaret Soraya che, in qualche modo e senza saperlo, è riuscita a trascinarmi fuori dalla mia comfort zone per un workshop fotografico di Quiet Landscape alle Isole Orkney.
Oggi siamo indoor perché il tempo fuori è brutto, e con questo uso un eufemismo. Finora siamo stati invece benedetti dal sole, pallido ma comunque sole. Ovviamente siamo stati strapazzati costantemente da un vento instancabile, che mi ha costretto (ma ha costretto anche gli altri vichinghi con me, molto più abituati a questo genere di paesaggi e temperature) a sederci sulle rocce, sulla sabbia gelida, sulle alghe, per cercare un po’ di riparo e tirare fuori la macchina fotografica. Cosa che implica quasi sempre togliere i guanti, anche se io, prudentemente, ne ho comprati un paio leggerissimi che riesco a tenere quasi sempre. Gli scaldini per le mani che ho portato sono provvidenziali, durano dalla mattina al primo pomeriggio e anche se non sono bollenti aiutano.
Arrivare qui è stata una piccola impresa. Il volo Londra-Aberdeen era in forte ritardo a causa dell’uragano Eunice, e ho rischiato di perdere la coincidenza per Kirkwall. Ma ce l’ho fatta e il secondo volo, con un velivolo piccolo e a elica, non è stato bumpy come temevo.
Alloggiamo tutti alla Storehouse, a Kirkwall, un’ex-fabbrica per la lavorazione del pesce trasformata in boutique hotel e ristorante, che mi ha fatto trovare una boule dell’acqua calda sul letto, pensiero molto gradito e molto usato per tutta la durata del soggiorno.
Le Orkney sono isole piatte, senza alberi, spazzate da un vento perenne e di una bellezza selvaggia e inequivocabile. Sono 70, naturalmente abitate solo in piccola parte e comunque abitate poco. A parte Mailand, nella quale c’è Kirkwall, cittadina con il maggior numero di abitanti e servizi, le altre contano un pugno di pescatori, contadini, gente robusta, amante della solitudine e incurante del freddo.
Lo scopo del mio viaggio era fare fotografie, con un altro gruppo di persone come me, e questo abbiamo fatto per cinque giorni. In luoghi remoti, silenziosi, in cui fermarsi e pensare. Questo è il tema alla base di www.quietlandscapes.co.uk, e questo il tipo di vita che Margaret Soraya ha scelto per sé: immergersi nella natura della Scozia e svegliare, attraverso i paesaggi e la fotografia, quella creatività che c’è in ognuno di noi e che a volte non ascoltiamo perché soffocata dai rumori di fondo.
Era tempo che volevo visitare le isole remote della Scozia, fossero le Orkney, o le Hebrides, o le Faroe (che sono danesi, in realtà) e sono saltata con entusiasmo sull’opportunità che una cancellazione improvvisa di una corsista mi ha dato. Volevo vedere come sono, come si vive in un luogo tanto remoto, come sono i rapporti umani.
Come si sta in un posto tanto diverso da quello in cui vivo io, che è poi la città con la maggiore estensione d’Europa e con 8 milioni di abitanti. Non potrebbe essere il mio modo do vivere, questo no. Ma per cinque giorni mi ha dato una grande pace.
Grazie Teresa. Per quanto se ho capito, d’estate ci sono anche molti turisti, quindi l’atmosfera di solitudine rischia di andare un po’ perduta. Ma d’altra parte ci sono 70 isole: qualcuna tranquilla la trovi di sicuro. P.S. D’estate la temperatura media è 12 gradi…
Molto interessante il diario dalle Orcadi, è nei miei desideri, ma forse in una stagione più mite. Grazie per le informazioni suggetsive