È sempre difficile parlare di un posto che si ama. Lo si fa con parole entusiastiche, di solito, che potrebbero non corrispondere ai ricordi o alle aspettative di altre persone. Lo si fa un po’ sopra le righe. Madrid io l’ho amata molto in gioventù e continuo a farlo ora. Ci ho passato del tempo, sempre in gioventù, dormendo in una mansardina che mi era stata prestata, in agosto, un posto dal caldo infernale. Già perché Madrid non è città dalle mezze misure: fa caldissimo d’estate e freddo in inverno. Ma è una città che ti fa venire voglia di starci, di penetrare le sue stradine, di passeggiare nelle stradone (la maggior parte) perché Madrid è grandiosa, monumentale, una vera capitale, con palazzi ricchi e decorati, dalle facciate impeccabili, con un traffico non eccessivo e scorrevole.
Sai, quando passeggi per le strade, che tutto può succedere, che nessuno ha mai voglia di andare a dormire, che la vita scorre fino a tardi, i locali sono pieni, i ristoranti accoglienti non ti mandano mai via, anche se ti presenti a mezzanotte, che poi è un’ora abbastanza normale per un “gato” (così si chiamano gli abitanti) per andare mangiare. La notte è lunga e ha tanto da dare.

 

In pochi giorni, e nonostante ci avessi passato del tempo, ho trovato il mio quartiere ideale nel quale non avevo mai messo piede prima d’ora. Si chiama Barrio de las Letras, è centrale, pieno di librerie, bar e negozi carini. Si chiama così perché ci hanno vissuto i grandi scrittori del Siglo de Oro (Cervantes, Lope de Vega, Quevedo, Tirso de Molina o Góngora). C’è anche un mercatino che si chiama Mercado de las Ranas, dove ho trovato bellissime cose fatte a mano da donne straordinarie.

Ci vai a piedi dal Museo Reina Sofia (vacci, anche solo per Guernica). Cammina per la calle Huerta, dove per strada troverai incise frasi degli scrittori, ma perditi anche per le stradine laterali, anche perché molte sono vietate al traffico quindi puoi passeggiare in totale tranquillità. Siediti a un caffè, compra un libro in una delle tante librerie, entra in un ristorantino per mangiare qualche tapa. Un tempo amavo tantissimo Plaza Santa Ana. Ora il Barrio de las Letras è nel mio cuore.

Per il resto ho fatto tanta cultura. Non solo sono tornata al Prado (per vedere solo Goya e Velazquez; il Prado è uno dei quei musei immensi in cui non puoi assolutamente vedere tutto ma devi limitarti a poche cose e entrare con le idee chiare, se ci vai dopo le 18 è gratis) ma sono andata anche al Museo Thyssen (che ho visto in fretta perché avevo l’aereo di ritorno ma quante cose meravigliose ha nella collezione!)

Soprattutto ho fatto quello che volevo da tempo: sono andata a vedere la mostra su Joaquin Sorolla a Palacio Real. Diciamolo, il Palazzo Reale è una di quelle visite da turista di primo pelo. Come andare a vedere la Tower of London a Londra o Palazzo Ducale a Venezia. Lo fai, ma solo se a Madrid è la tua prima volta. Poi anche no. Io, infatti, c’ero stata in qualche viaggio di gioventù. Poi l’avevo archiviato. Ma che sorpresa. E che bellezza. Che grandiosità in quel cortile enorme e maestoso.
È la residenza reale anche se Felipe e Leticia vivono a La Zarzuela, una dimora più modesta (si fa per dire) e meno centrale.

Il palazzo Reale di Madrid

Superata la folla dei vacanzieri mi sono diretta esclusivamente alla mostra di Sorolla, di cui si celebra il centenario. La mostra si intitola Sorolla a travès de la luz e doveva chiudere ai primi di settembre, ma è stata prorogata fino a quasi la fine del mese, motivo per cui sono riuscita ad organizzarmi e andarci.
Se hai occasione di andare a Madrid nei prossimissimi giorni, non perderla. Vale veramente la pena. In mostra ci sono 24 quadri di Sorolla, ma anche una parte immersiva (con tutto che io odio le mostre di quadri-senza-quadri) e una parte di realtà virtuale (di solito odio anche questa, ma in questo caso me la sono goduta.
Sorolla usa tre colori in modo divino: il bianco (abiti e vele, bucano la tela e fanno quasi male agli occhi), blu e verde. Nessuno è riuscito a rendere il colore e la trasparenza dell’acqua quando riflette la luce del sole come lui.

Sorolla, quindi, è stato il motivo principale della mia visita a Madrid, che non poteva non comprendere la sua casa. Il pittore, valenciano di nascita, si era trasferito a Madrid ormai ricco e famoso. La casa è ora il Museo Sorollae anche qui trovi non tanto il tavolo su cui il pittore mangiava e il letto in cui dormiva ma le sale che usava per mostrare ai clienti i suoi dipinti (che sono ancora, tanti, appesi alle pareti).

Ho scelto di risiedere nella zona di Chueca, che negli anni è diventata l’area gay per eccellenza. E sono stata benissimo. È centralissima e piena di locali interessanti. Ho adorato, in particolare, il Ficus Bar, il mio luogo di elezione per interminabili aperitivi.