Caotica, colorata, cosmopolita e coloniale. Dakar è la più europea delle città d’Africa, e molti pensano che chi ci è stato non possa dire di aver visto il “continente nero”. Nella città che prende il nome dal tamarindo (dahar in wolof) si incrociano ragazze con l’ombelico scoperto e marabù nelle lunghe, vivaci vesti tradizionali. I mercati chiassosi convivono con i centri commerciali e la musica delle discoteche si mescola alle canzoni di Yassou N’Dour, ai ritmi indiavolati dei suonatori di djembe e alle litanie dei musulmani. Dakar è rumorosa, inquinata e soffre di un embouteillage cronico. Ma è soprattutto la città del Lac Rose, il suggestivo traguardo della Parigi-Dakar, dell’incredibile isola di Gorée e delle spiagge dorate di N’gor, dove Maurice Béjart, Peter Gabriel e France Gall hanno perfezionato la loro arte.

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di Chiara Giovetti

Completate le formalità doganali e entrate nella hall della consegna bagagli, verrai presa d’assalto da una massa di porteur, i facchini, che, con una certa sicumera, cercheranno di convincervi che il loro servizio è indispensabile o addirittura obbligatorio. Una (spesso lunga) serie di “Non, merci”, un bel sorriso e l’aria di chi sa esattamente cosa sta facendo sono di solito sufficienti per farli desistere.
La città si raggiunge in taxi in una quarantina di minuti circa. I taxi gialli e neri con la scritta luminosa sul tetto sono gli unici convenzionati con l’aeroporto e si radunano in una parcheggio a loro destinato all’esterno della sala degli arrivi. Evita accuratamente qualunque altro tipo di taxi. Il prezzo si aggira sui tremilacinquecento CFA, ma i tassisti ne chiedono spesso molti di più: ottima occasione per cominciare a far pratica nell’arte della contrattazione, che torna utile molto spesso a Dakar. In effetti, cavarsela con una decina di dollari è già un buon inizio, anche perché il tassista giurerà su Allah di avere una madre gravemente malata, di non aver guadagnato un franco durante tutta la giornata o – da mezzanotte in poi – di dover praticare la tariffa notturna, facendo andare per le lunghe la contrattazione.
Non farti convincere a farti portare presso l’albergo che ti consiglia il tassista: nella migliore delle ipotesi é una fregatura, nella peggiore può diventare anche pericoloso.

Muoversi

Il taxi è il mezzo più utilizzato e tutto sommato più veloce per muoversi a Dakar: basta semplicemente mettersi sul bordo di una strada e aspettare (di solito non più di trenta secondi) che un taxi si avvicini. A quel punto si comunica al tassista la destinazione, si chiede il prezzo della corsa e si comincia a trattare: per un viaggio di mezz’ora (ad esempio dal quartiere esterno di Mermoz al centro di Dakar) si pagano di solito non più di 1.500 Cfa, mentre per spostarsi in centro i prezzi sono ovviamente più bassi. Come molte capitali africane, Dakar soffre di un cronico embouteillage, traffico caotico e rumoroso, che prolunga i tempi di spostamento ma permette di gustare la vitalità della vita in strada, a Dakar particolarmente colorata e febbrile. Un metodo alternativo e tipico di spostarsi è il transport en commun o car rapide: autobus-camion bianchi o variopinti e pieni di scritte che possono ospitare una ventina di persone, più due o tre appese al retro del mezzo (i “controllori”, che annunciano anche le fermate). Il prezzo della corsa è al massimo di cento CFA, le fermate sono fisse e sono di solito identificate con il nome di un supermercato, di un monumento, di una strada, di un distributore di benzina o quant’altro. Per prenotare la fermata basta battere la mano sul tetto o far segno al ragazzino pencolante aggrappato sul retro dell’autobus. Il Terminus (capolinea degli autobus) si trova a due passi dal centralissimo mercato di Sandaga: basta dire il nome della destinazione e ti verrà indicato quale autobus prendere. Armati di pazienza e di un bel libro: l’autista parte quando il mezzo è pieno, quindi non ci sono orari fissi. Ci sono poi autobus blu, simili agli autobus di linea italiani, che fanno anche fermate urbane ma sono di solito utilizzati da chi va fuori città.

Dormire

A Dakar non mancano certo gli hotel, ma trovare una stanza a buon prezzo non è sempre facile. Sono molti i complessi all’occidentale, dove il prezzo di una doppia si aggira almeno sui 115 euro a notte. In compenso, alcuni di questi alberghi hanno piscine a volte anche aperte al pubblico – alcune davvero molto belle e con una gran vista sul mare – e possono rivelarsi una buona occasione per fare due chiacchiere con qualcuno. Altri alberghi, più caratteristici, non hanno aria condizionata (ripiegando su un più ruspante ventilatore), hanno il bagno in camera ma manca l’acqua calda: vale comunque la pena di notare che, almeno da giugno a gennaio, una doccia fresca è cio’ a cui si anela quando si rientra in albergo…
Ecco alcuni indirizzi e il link a un sito web (in francese) molto esauriente:

Al Afifa
46, rue Jules Ferry
tel: +221 889-9090

In pieno centro, di fronte alla cattedrale, ha una delle piscine più belle della città.

Marché
3, rue Parent
tel: 821-5771

A due passi dal mercato di Kermel, il prezzo di una stanza singola e 17,5 euro.

Il sito web Senegalaisement, comunque, fornisce una lunga, aggiornata e affidabile lista di alberghi con indicati i prezzi e due righe di descrizione.

Mangiare

La Thieboudienne (o ceebu jen) è il piatto nazionale senegalese, a base di riso (cotto in una salsa di pomodoro e cipolla), pesce e verdure bollite. Da non perdere. Lo si puo’ gustare al ristorante Keur Ndiaye di rue Vincens, non lontano da place de l’Independance. “Keur” significa “casa” in wolof e “Ndiaye” è… il nome della madame che cucina. Al Centre Culturel Francais, nella centralissima e affollata arteria Avenue Pompidou, si può mangiare un boccone mentre si guardano le trasmissioni di Canal+ sui maxischermi. Il JUST 4 U, in Avenue Cheikh Anta Diop, è un ristorante all’aperto con un menu che varia dalla cucina africana più “soft” alla pasta e alle insalate. Il locale è noto anche per i suoi concerti jazz, rap o di musica locale che cominciano a serata inoltrata e sono quasi sempre tenuti da band di buon livello artistico.

Da vedere

I Mercati
Chi è appassionato di mercati africani trova a Dakar pane per i suoi denti. Ma anche per chi non li ama alla follia (come chi scrive) immergersi nel frenetico e, insieme, indolente clima dei Marchés della capitale può essere divertente, e anche conveniente. Sandaga è il mercato più turistico e più centrale di Dakar. Vi si trovano tutti i generi di merci e soprattutto una quantità impressionante di imbonitori e sedicenti mercanti che flaccano verbalmente i potenziali clienti portandoli in giro per il mercato e cercando di vender loro qualcosa. Con ogni probabilità, cercheranno di vendervi l’oggetto che cercate per circa dieci volte il suo prezzo, ma saranno i mercanti stessi a esortarvi a trattare e a proporre a vostra volta un prezzo se il loro vi sembra troppo alto. “Ci si viene incontro”, dicono i venditori a Sandaga. Molto più conveniente – e forse anche più “verace” – è il mercato Tilène, specializzato in prodotti alimentari e abbigliamento. Il mercato di Grand Yoff ha invece la particolarità di essere frequentato dai Casamancesi che vivono a Dakar. Ci sono poi il mercato Kermel, recentemente ristrutturato, e il mercato nazionale Colobane, dove si trova davvero di tutto (anche pentolame e oggetti per la casa più difficili da trovare altrove).

La città

Il centro della città di Dakar è estrememente caotico e animato, e l’inquinamento (anche acustico) diventa a volte insopportabile durante il giorno, specialmente quando si somma alla canicola della stagione delle piogge, da giugno a novembre. Punto di riferimento fondamentale è certamente la Place de l’Independence: vi hanno sede praticamente tutte le principali compagnie aeree e le banche, dove si può prelevare denaro sia con la carta di credito sia con carte appartenenti al circuito Maestro. Avenue Pompidou (Ponty) è un’arteria trafficatissima dove sorgono numerosi ristoranti e fast food dove mangiare uno chawarma al volo (rotolo di pane arabo o panino con carne, verdure e patate fritte) mentre si esplora la città. La Corniche è la lunga strada che fa da cornice al mare. Parte da Mermoz e arriva quasi fino in città, attirando moltissimi amanti del jogging a ogni ora del giorno e della sera. Lungo la Corniche poi, i negozi di artigianato locale e le esposizioni di opere d’arte (spesso in legno) appoggiate direttamente sulla sabbia si alternano con monumenti (come l’avveniristica Porta del terzo Millennio), mercati (quello del pesce, di Soumbédioune, non può sfuggire, nemmeno volendo, all’occhio attento e soprattutto alle narici del passante) e locali chic. Il Point E è uno dei quartieri residenziali più esclusivi, dove abitano – in ville a dir poco lussuose – i politici senegalesi, i diplomatici e i funzionari internazionali.

Museo IFAN
Il museo IFAN (Institut Fondamental de l’Afrique Noire) ha la fama di essere uno de migliori musei dell’Africa occidentale, dove sono esposti tessuti, strumenti musicali, maschere e sculture dell’Africa occidentale. In effetti molte delle persone che lo visitano rimangono deluse perché lo trovano un po’… scarno.

Le spiagge

L’isola di Gorée, famosa per la Maison des Esclaves e per essere stato l’avamposto strategico-militare dei francesi durante gli anni della colonizzazione, è uno dei luoghi più colorati e pittoreschi che si possano trovare a Dakar, e ha molti tratti architettonici in comune con la Francia meridionale. Sull’isola non ci sono automobili, e pochissimi alberghi, perciò la si raggiunge in chaloupe durante la giornata e si rientra la sera, In effetti, l’isola è ben lontana da essere “fuori dal tempo”: ci sono luoghi come il Gorée Institute (finanziato dal finanziere multimiliardario statunitense George Soros) che godono di connessione internet ad alta velocità e che mettono a disposizione degli ospiti del centro di ricerca stanze fornite di tutti gli occidentalissimi comfort. Appena scesi dal battello, ci si imbatte nella spiaggetta più famosa e frequentata (ma dalla parte opposta dell’isola ce n’è un’altra molto più tranquilla) e si comincia a inerpicarsi per i sentieri di pavè o terra battuta i cui lati sono occupati da bancarelle che vendono ogni sorta di monili, accessori, sandali, oppure da botteghe artigianali. Nella parte più alta dell’isola si erge un piccolo obelisco bianco al centro di una piazza dove gruppi di danza, di percussioni, di sportivi si esibiscono in modo abbastanza improvvisato e casuale. I luoghi dove fermarsi a mangiare sono numerosi, e i prezzi non sono diversi da quelli dei ristoranti di Dakar.
Per quanto riguarda le spiagge di Dakar, se da un lato è vero che due o tre di queste sono le più famose e meglio attrezzate, è anche certo che le calette e le spiaggie minuscole non mancano. Quanto alla sicurezza sulle spiagge, è sempre sconsigliabile lasciare incustoditi i propri effetti personali ed è buona norma… guardarsi un po’ intorno. Una caratteristica dei senegalesi, comunque, è quella di essere particolarmente espansivi: è praticamente impossibile sdraiarsi su una spiaggia senza essere di li’ a poco avvicinati da qualcuno che vuole fare due chiacchiere, o magari proporsi come guida o come “accompagnatore” (e le gradazioni e sfumature che questo “accompagnare” può assumere sono le più varie…). Chi è in vena di conoscere gente apprezzerà questo aspetto della cultura locale; meno ne godrà, invece, chi aveva semplicemente accarezzato l’idea di leggersi un libro in santa pace. L’approccio tipico: l’aspirante accompagnatore ti avvicina, ti chiede da dove vieni, giura di avere un sacco di amici proprio in quella città italiana o europea, dice due parole in italiano e si presenta come uno che “fa la musica”, un musicista, quasi sempre percussionista. Nella stragrande maggioranza dei casi è palesemente falso. Ecco le spiagge che ho testato personalmente: Ngor è una spiaggia che si trova a una quindicina di chilometri da Dakar, frequentatissima e piuttosto in voga. È separata dalla strada alle sue spalle da una fila di ristoranti e bar (di cui uno con piscina) piuttosto eleganti a abbordabili, mentre sulla spiaggia si trovano distese di banchetti di legno dove la gente cucina e frigge pesce, crocchette, dolci o ogni sorta di cibi locali, accanto a un’altrettanto ampia distesa di tende dove passano la notte i turisti più “tosti”. Mentre l’affitto di un ombrellone e stuoia costa 1000cfa per la giornata, con 500 cfa è possibile prendere la piroga (a motore) e arrivare alla dirimpettaia isola di Ngor, altrettanto affollata. La spiaggia di Mermoz è una caletta sabbiosa cha si trova nel quartiere Mermoz, a una decina di chilometri dal centro di Dakar. Contornata da un’alta scogliera che digrada in una cornice di rocce scure, la spiaggia si riduce drasticamente a seconda della marea, fino a scomparire del tutto nei giorni in cui il mare è più impetuoso. E’ un posto relativamente tranquillo dove leggere un libro e bagnarsi quando la calura si fa troppo forte. Molto più estesa della spiaggia di Mermoz, ma non caotica come Ngor, è la spiaggia di Ouakam (a metà tra Ngor e Memoz), ai piedi di una scogliera sulla quale sorge una delle più importanti moschee della zona. Senza bar, ristoranti o servizi, almeno nelle immediate vicinanze, è frequentata tanto da senegalesi che da stranieri. Tutt’altro ambiente e paesaggio circonda invece le spiagge gemelle di Monaco e La voile d’Or, molto grandi e attrezzate con ristoranti e bar nella sabbia e luogo di eventi come concerti e spettacoli vari.

Consigli

Fai una fotocopia del passaporto – compresa la pagina con il cachet, il timbro, che attesta la tua entata regolare in Senegal – e portala sempre con te. Eviterai di dare a qualche poliziotto in preda a manie di onnipotenza un alibi per infastidirti e, magari, chiederti un obolo. È molto raro ma può succedere, se non si ha la copia dei documenti. E quando succede è parecchio seccante, e può costare varie migliaia di cfa. Dietro all’atteggiamento ostile di certi tutori dell’ordine c’è chiaramente un senso di rivalsa: “Centinaia di senegalese vengono fermati e portati alla polizia ogni notte in Italia. Qui l’immigrata sei tu”, mi sono sentita dire dal poliziotto che mi stava accompagnando alla stazione di polizia.

Contrattare sul prezzo è prassi comune a Dakar: non è ritenuto offensivo e, anzi, permette di entrare in contatto con la cultura locale. Occorrono molta pazienza e determinazione, specialmente con i tassisti meno accomodanti e con i mercanti più invadenti.

Attenzione ai borseggiatori: nei luoghi più affollati è meglio andare in giro con uno zaino portato davanti invece che sulla schiena.

Capita spesso che un senegalese si informi sullo ‘stato civile” di una donna turista: avanzerà probabilmente la sua candidatura a fidanzato anche se si sentirà rispondere “Sono sposata”. In questi casi basta mostrarsi gentili, cortesi ma ferme, senza per forza prendere l’aspirante corteggiatore a male parole… a meno che non voglia farti corteggiare, ovviamente. Ma anche in questo caso è meglio ricordarsi che un’europea rappresenta una sorta di “grande occasione” (prestigio, prospettive di matrimonio con l’equivalente femminile del “buon partito”, data la credenza diffusa secondo la quale un bianco, o comunque un occidentale, è quasi certamente ricco) e non è detto che si tratti di un colpo di fulmine… disinteressato. Quanto agli apprezzamenti pesanti e ai soggetti troppo insistenti, in quel caso basta tirare dritto: un po’ come nel resto del mondo, tutto sommato. Millantare un marito che sta aspettando in albergo, comunque, può risolvere le cose abbastanza in fretta.

La carità. Nell’Islam la carità è un sorta di dovere che ogni buon credente è tenuto a osservare. Ti capiterà spesso di essere avvicinati dai talibé, i bambini delle scuole coraniche, armati di una grossa lattina all’interno della quale depositano le pièces (monetine) che ricevono in elemosina. Sono i marabù stessi che inviano i ragazzini per le strade a chiedere la carità con consegna di procurarsi almeno qualche centinaio di franchi che verranno consegnati al marabù e utilizzati per acquistare cibo. Secondo alcuni, tuttavia, da quella carità deriva in effetti una sorta di salario per il marabù, e i bambini che non contribuiscono a sufficienza vengono puniti. Quanto agli altri mendicanti, capita a volte di essere avvicinati da persone che chiaramente cercano di approfittare del turista di turno per ottenere denaro che non verrà certo speso in cibo ma in occhiali da sole o orologi: a questo proposito è forse il caso di notare che fare l’elemosina incoraggia questi individui a chiederla ai turisti che verranno dopo di te e risulta demotivante per i senegalesi che si danno da fare per mandare avanti i loro petits commerces…

Sconsigli

Il Senegal è un paese a maggioranza musulmana, sebbene estremamente tollerante. Al di fuori degli ambienti più “turistici” (spiagge, bar, discoteche, ristoranti), è meglio evitare l’abbigliamento eccessivamente succinto e, in generale, è buona norma mantenere un comportamento rispettoso della cultura locale. Tutto ciò che ha a che fare con il ciclo femminile, ad esempio, viene ritenuto argomento da evitare… Quindi, per acquisti “sensibili”, è sempre meglio andare presso i supermercati all’occidentale. Mentre il centro della città, specialmente intorno all’Avenue Pompidou, è piuttosto sicuro, altre zone, specialmente quelle periferiche o la zona del porto, richiedono molta più circospezione durante la notte.

Salute

La vaccinazione contro la febbre gialla è obbligatoria. Occhio al rischio – malaria: specialmente da giugno a gennaio è consigliabile utilizzare repellenti per le zanzare e abiti chiari, leggeri ma coprenti, cosi’ da esporre meno pelle possibile alle punture d’insetto. Quanto alla profilassi antimalarica, si tratta di un discorso a parte che va affrontato informandosi prima di partire presso le ASL della città di residenza. I medici probabilmente vi esorteranno a seguire una cura preventiva a base di clorochina o meflochina e vi parleranno della mortalità dovuta alla malaria, specialmente quella da falciparum o quella cerebrale. Una volta in loco, invece, vi sentirete dire che in Africa la malaria è l’equivalente dell’influenza per noi europei, e incontrerete molte persone che l’hanno avuta varie volte. È difficile decidere dove posizionarsi tra questi due estremi: vero è che, allo stato attuale, non esiste un farmaco in grado di dare una copertura totale contro la malaria. Il consigliatissimo Lariam, ad esempio, dà fastidiosi effetti collaterali (nausea, incubi, ansia, tremori, variazioni anche pesanti dell’umore) e fornisce una copertura del 60 per cento. Personalmente ritengo che il metodo più valido sia la profilassi comportamentale: repellenti, abiti coprenti e particolare attenzione dal tramonto all’alba. Occorre poi fiondarsi in ospedale ai primi sintomi di malaria, tenendo conto del fatto che il tempo di incubazione e’ di 7 – 14 giorni. Il test per verificare se hai la malaria è un esame del sangue i cui risultati sono disponibili dopo pochi minuti e può essere effettuato presso gli ospedali o i laboratori medici.

Curiosità

Dakar ospita le contraddizioni e i paradossi tipici di una metropoli africana con un occhio rivolto verso l’Europa o gli Stati Uniti. Bastano pochi giorni per rendersi conto che non c’è proporzione alcuna tra i prezzi dei beni e servizi locali rispetto a quelli d’importazione: una scatola di cereali Kellogg’s, ad esempio, costa quattro volte quanto una corsa in taxi. Nei supermercati e centri commerciali come il diffusissimo “Score”, o negli shop dei distributori di benzina, si trovano tranquillamente prodotti alimentari europei o statunitensi a prezzo “occidentale” ma, accanto a questi, i banchetti lungo le strade vendono per pochi franchi frutta e verdura o sigarette. Il clima e la bellezza della costa invitano molti – senegalesi e non – a fare attività fisica in riva al mare: è quindi molto frequente imbattersi in qualcuno che fa stretching o jogging in spiaggia o nelle strade meno frequentate a ridosso del mare nel tardo pomeriggio o nelle prime ore del mattino. L’attività fisica tra l’altro, è anche una sorta di investimento. Nell’immediato, un giovane in forma crede di aver più probabilità di essere scelto come “accompagnatore”, mentre diventare uno sportivo professionista è un vero e proprio sogno per molti, dal momento che un calciatore o un atleta diventa una spece di idolo nazionale.

Denaro e comunicazioni

Si può prelevare denaro presso le principali banche utilizzando una carta VISA o MasterCard. Anche il circuito Maestro è attivo in Senegal. Spesso i bancomat si trovano anche vicino alle sedi della Western Union. Per telefonare ci sono varie possibilità: o dai Télécentres, cabine pubbliche dove si può chiamare per 60 – 75 franchi per unità (la durata di un’unità dipendendo ovviamente dalla distanza del luogo chiamato), oppure si può decidere di acquistare una SIM card, o puce (la più utilizzata è probabilmente Alizé, che costa diecimila franchi, ma esiste anche Sentel, cinquemila). Le ricariche si trovano facilmente nei supermercati e anche nelle “boutiques”, che sono piccoli capanni di legno dove si può acquistare un po’ di tutto, dal Nescafé al detersivo… Quanto agli internet point, a Dakar c’è davvero l’imbarazzo della scelta. Un’ora di internet costa sui cinquecento franchi. Saint-Louis e Casamance in breve Per raggiungere la graziosissima cittadina settentrionale di Saint-Louis o la rigogliosa regione meridionale della Casamance il mezzo di trasporto più indicato è di gran lunga il taxi brousse o sept – places, Peugeot 504 (o simili) che trasporta sette persone. La Casamance è raggiungibile anche in aereo (per prenotare il volo occorre chiamare l’aeroporto di Dakar ai numeri 865 22 42 o 865 23 01, o quello di Ziguinchor al, 991 10 81). Il taxi parte solo quando è pieno (o quando è stata raggiunta la somma prevista per sette persone) quindi avete varie possibilità. O aspettate il che il taxi si riempia, oppure potete accordarvi con gli altri passeggeri per dividere la spesa dei posti mancanti. In questo caso, se il tassista propone di dare un passaggio a gente incontrata lungo la strada, sta a voi decidere ed è a voi che il prezzo del biglietto deve essere corrisposto. Si tratterà dunque di negoziare con gli eventuali nuovi passeggeri un prezzo per il passaggio, che sarà ovviamente più basso man mano che ci si avvicina alla meta. È probabile che durante il viaggio il tassista vi chieda di potersi fermare per pregare: dipende da voi accordagli il permesso oppure no, ma rifiutare è considerato un segno di grave mancanza di rispetto.

Saint-Louis: è il primo insediamento francese in Africa, risalente al XVII secolo, e conserva tuttora un’atmosfera indolente e densa che ha qualche tratto in comune con la pigna gaiezza della statunitense New Orleans. È famosa per la sua vocazione musicale che vede il suo trionfo nell’annuale festival del jazz (maggio) e nella festa di Ferragosto, che si festeggia in spiaggia tirando mattina a ballare e ascoltare concerti. Gli alberghi e gli ostelli non mancano e sono spesso molto carini: l’Auberge de Jeunesse, ad esempio, è un ostello pulito e accogliente che offre camere a 5500 franchi a persona ed è gestito da un tipo particolarmente sveglio. Casamance: è la regione del Senegal il cui paesaggio si avvicina di più alla giungla equatoriale, con le sue foreste di mangrovie adagiate lungo le rive del fiume Casamance e la sua umidità da branchie che si fa quasi opprimente durante la stagione delle piogge (da giugno a ottobre). Per arrivare a Ziguinchor, il principale entro della regione, occorre attraversare il Gambia, sia il fiume che l’omonimo stato: al doppio controllo passaporti (in entrata e in uscita) viene a volte richiesto un “obolo” di mille franchi cfa, un’esazione tutto sommato più che accettabile per sottrarsi alla quale non vale la pena di impelagarsi in lunghe discussioni con l’ufficiale di frontiera. Una buona strategia di viaggio è quella di suddividere il viaggio in due tratte, la prima fino al fiume Gambia e la seconda dal fiume a Zuiguinchor (più un migliaio di franchi per i taxi gambiani da frontiera a frontiera): le attese bibliche (fino a sette ore) per imbarcarsi sul traghetto che attraversa il fiume sono infatti dovute al fatto che il taxi deve mettersi in coda con gli altri mezzi per salire sulla barca, mentre le persone a piedi non devono fare nessuna fila. Ziguinchor ha bisogno di qualche ora prima di rivelarsi il centro animato che in effetti è. Al primo impatto restituisce invece un’impressione di dimessa trascuratezza. I Casaciens, gli abitanti della regione, faranno certo di tutto per convincervi che sono meglio dei Dakarois, e che gli albergatori del Nord ostacolano il turismo in Casamance inventando false storie di guerra e delinquenza. Questa reciproca ostilità, perlopiù infondata, è l’eco della guerra che ha opposto la Casamance al governo di Dakar negli anni ottanta. Oggi non c’è quasi più traccia dei ribelli di allora, ridotti ormai a banditi che vivono in foresta. Tuttavia, prima di partire per Ziguinchor vale la pena di informarsi sulle ultime notizie provenienti dal Sud. L’ideale per godersi la città e i dintorni è senza dubbio noleggiare una bici. L’hotel Le Relais de Santhiaba (camere da otto – diecimila franchi con aria condizionata), ad esempio, le noleggia ai propri clienti. Altro albergo consigliato è il Kadiandou, nei pressi della gare routière dove si arriva da Dakar. Da Ziguinchor (ma anche direttamente da Dakar) si può poi andre a Cap Skirring, città famosa per le sue spiagge che sono, probabilmente, le più belle e famose del Senegal.

Due parole in wolof (ma proprio due!)
Salam Aleikum: è il saluto standard, si risponde “Aleikum Salam”
Manga def: come va?
Mangi fi rek: bene (letteralmente: ‘sono qui”, pronuncia “manghi fi rek”) Djeredjef: grazie
Niokoboc: prego
Kaye fi: vieni qui
Am: tieni

Numeri utili

L’Ambasciata d’Italia si trova in centro (Rue Alpha, Achamiyou Tall, telefono: +221 822 0578), così come la sede dell’Alitalia (Avenue Pompidou, tel. +221 823 38 74) e della Tap (in una laterale di Place de l’independance dal lato opposto di Avenue Pompidou, tel. 821 00 65).

 

Dakar è raccontata da Chiara Giovetti