Sono passate tre settimane dal giorno in cui sono arrivata in Irlanda ed è arrivato il momento di tornare a casa, un po’ perché il mio stomaco chiede pietà e un po’ perché non posso esplorare davvero tutto, altrimenti, la prossima volta, che gusto ci sarà a tornarci?

È stata un’esperienza fantastica, con – non lo nego – alcuni momenti difficili, favoriti soprattutto dal cattivo tempo, in cui la solitudine si è fatta sentire, ma ho anche conosciuto tante persone, che mi hanno raccontato storie incredibili, e sono sicura che alcune di loro incroceranno ancora la mia strada.

Irlanda

A proposito di strada, ho riscoperto la bellezza e la semplicità di muoversi in bus, perdendosi nei paesaggi che scorrono davanti al proprio finestrino, e ho ufficialmente decretato l’inutilità dell’ombrello in Irlanda.
Il modo migliore per affrontare la pioggia qu​i​ è chiudersi in un pub e bere irish coffee davanti al caminetto​ scoppiettante​.
Durante questa esperienza non ho solo sfidato la mia paura per le altezze, ma anche il mio imbarazzo ad andare al bar da sola e la penultima sera (lo ammetto, ci sono voluti venti giorni) mi sono gustata la mia pinta di Guinness seduta al bancone del pub.
Guinness che qui è molto più buona che nel resto del mondo, perché “noi le schifezze le mandiamo fuori, e la birra buona ce la teniamo!” come mi ha insegnato Gary, il barista.

Wild Atlantic Coast
Queste le mie prime considerazioni a caldo, sicuramente ci saranno altre riflessioni che affolleranno la mia mente nei prossimi giorni, ma concludo con la lezione più importante con cui mi sono scontrata durante questa esperienza.

Non importa quanto distante tu vada, ci sono persone e sentimenti che ti seguono in capo al mondo​.