CouchSurfing letteralmente significa “navigazione sul divano”. Un vero e proprio servizio di scambio di ospitalità, che mette in rete i moderni pellegrini che cercano un letto (o un divano, o un tatami, insomma una possibilità di dormire) nella propria casa e offrono altrettanto, in tutto il mondo. Un’autentica rete sociale, che si chiama Couchsurfing International Inc. gestita da una società del Delaware con sede a S.Francisco : non a caso nasce negli States, il Paese delle grandi migrazioni interne, esso stesso nato da migrazioni da tutto il mondo.
Sul sito si può trovare, entrando a far parte di una comunità virtuale di oltre 5 milioni di persone in più di 230 Paesi, la sistemazione più giusta: selezionata la meta desiderata, si può scegliere all’interno di una rosa di possibilità il proprietario che più ispira, sulla base delle informazioni con cui si descrive e del grado di affidabilità che gli attribuisce la community, oltre che delle proprie esigenze, e prenotare il proprio posto sul divano (o in una stanza, per le case più spaziose).
Il Couch Surfing ha sedi ovunque, crea amicizie, favorisce scambi culturali e di esperienze di vita. Ma chi sono i “couchsurfers”, persone particolari? Che cos’hanno degli antichi pellegrini, oltre la ricerca? Posseggono certamente disponibilità, nell’adattarsi a sistemazioni ignote e nell’aprire la propria casa a sconosciuti, ma cosa li spinge a farlo? E con quali regole, se ci sono?
Maria, intrepida e ormai consolidata couch surfer da anni, è una giovane donna che vive realizzata a Roma, dove lavora, e che usa (anche, ma non solo) questa formula per viaggiare.
Permesola: come è iniziata quest’avventura?
Maria: avevo piacere, qualche anno fa, di visitare una famosa fiera dell’antiquariato a Lille, talmente famosa da non offrire un posto letto nemmeno a pagarlo oro per chi come me aveva deciso un po’ tardi di andarvi; ma io non avevo voglia di rinunciarci. Mi è venuto in mente di provare questa possibilità. Ho messo in campo però una serie di accortezze: ho cercato solo donne ospitanti, ho indicato che forse avrei potuto ricambiare, ma che non ne ero certa (non è un obbligo). Ho scelto una ragazza che si è rivelata simpaticissima, con cui ancora ho rapporti, che mi ha lasciato le chiavi di casa sua e mi ha ospitata in una stanza solo per me! E’ stato meraviglioso, e ho deciso di continuare .
Permesola Quali regole segui?
Maria Offro la mia casa per una notte, e non lascio le chiavi, su questo sono tassativa; invece preparo sempre la cena e la colazione – ma non è un obbligo – perché credo che la parte più bella di questa esperienza sia quella di condividere l’esperienza stessa, e il cibo è uno dei veicoli migliori. Guardo sempre “le referenze “ che tutti lasciano sugli ospiti, e col tempo ho deciso di ospitare anche maschi, e non me ne sono pentita. Dev’essere molto chiaro che non si cercano “avventure”, che ovviamente non sono proibite, però non è questo lo spirito: ma si comprende subito già dalle richieste e dalle auto-presentazioni, che sono obbligatorie. In questo modo ho fatto conoscenze, e in qualche caso vere amicizie, molto belle.
Permesola Tu, dove sei andata ? E quante nazionalità diverse hai ospitato?
Maria Io ho girato quasi tutta l’Europa in questo modo, ma da due anni mi sono spinta fino … in Cina! Ho ospitato molti scandinavi e americani, abituati più di noi a girare con lo zaino e con molto adattamento, ma anche molte altre nazionalità. Quasi tutti portano dei piccoli doni, spontaneamente, ma il più bel regalo che mi piace ricevere è un piccolo biglietto con una frase, o una foto, che mi faccio lasciare e con cui ho creato, pian piano, il mio “muro couch surfing”.
Permesola Qual è l’aspetto più importante di questa esperienza, secondo te?
Maria La grande apertura che ti offre: è come avere una finestra sempre spalancata sul mondo, uno scambio ricco e continuo, fra età diverse: io, per esempio, ho ospitato anche una signora, sola e molto anziana, una viaggiatrice davvero eccezionale. In più, si creano comunità di couch surfings in molte città, che sono preziosissime in viaggio; e poi il couch surfing a volte significa anche solo uscire, bere e mangiare qualcosa insieme in posti locali e non turistici, come a me è successo in Cina. Molti costituiscono veri e propri gruppi di scambio linguistico, poiché si barattano soprattutto abitudini, lingue, esperienze della vita locale … davvero irrinunciabile!