Si può fare scultura con una forchetta, una tromba, uno straccio per la polvere. Cornelia Parker lo fa, e beniussimo, e la Tate Britain ne fa una mostra che mi ha lasciato a bocca aperta.

Cornelia Parker

Per vari motivi. Prima di tutto perché Parker usa oggetti quotidiani e li trasforma dando loro un significato completamente diverso. Poi perché lei riesce a collaborare con l’esercito, la polizia, scienziati vincitori del Premio Nobel e bambini di scuola per ottenere gli oggetti che le servono per i suoi studi. Una collaborazione così stretta che a volte lascia stupiti.

Parker, nata nel 1956 in Cheshire, vive a Londra. Quando le è stato comunicato che avrebbero distrutto la sua casa per fare spazio all’autostrada M11, ha raccolto un’infinità di oggetti di argento, comprandoli nei mercatino o chiedendoli agli amici, che non hanno esitato a tirare fuori dai cassetti i regali di nozze. Poi ha preso uno schiacciasassi e li ha appiattiti. Li ha poi riuniti in trenta “pozze” rotonde e le ha sospese al soffitto. Il titolo dell’opera ì Trenta pezzi d’argento, nome che ricorda i trenta denari che Giuda ha preso in cambio del tradimento di Gesù.

Cornelia Parker

Parker ama la trasformazione, schiaccia gli oggetti, li fa esplodere. Si è immaginata come fosse, visivamente, l’esplosione del suo shed, quella casetta di legno che tutti in UK, hanno in giardino e dove si finisce per mettere tutto quello che non trova posto all’interno della casa: oggetti da giardino, ma anche giocattoli che i figli cresciuti non usano più, pezzi di vita lasciati indietro.

La Caixa di Barcellona ha commissionato a Parker una installazione che fosse grande e circolare. Lei ha preso tutti gli strumenti a fiato che poteva trovare, li ha schiacciati sotto una pressa come se esalassero l’ultimo respiro e li ha appesi in un girotondo in una stanza buia illuminata solo da una lampadina centrale. Gli strumenti proiettano sulle pareti delle ombre, come se chi li suonava fosse ancora lì a farlo.

Cornelia Parker

La mostra di Cornelia Parker resta alla Tate Britain fino al 16 ottobre 2022.