In inglese c’è una perfetta espressione per definire quelle conversazioni di cortesia fatte di domande e risposte sul nulla: si chiama small talk, e potremmo definirle ‘conversazioni da ascensore’. Come va? Tutto bene? Non male, grazie. E poi ci si arena, perché non si sa che altro dire. E finché avvengono in ascensore, poco male; il viaggio dura pochi secondi e non ci sarebbe tempo per approfondire alcunché. Ma se lo small talk avviene anche tra amici o amiche, che non riescono ad andare oltre una conversazione leggera come una piuma ma che alla fine non lascia nemmeno una impronta, non invita a riflettere e non arricchisce in nessun modo, allora le cose si fanno preoccupanti.
Vicki Robin, Habib Rose e Susan Partnow, stufe di parlare del tempo a Seattle (dove piove piuttosto spesso) e hanno deciso di fondare i Conversation Café, incontri estemporanei della durata di 60-90 minuti ciascuno dove persone totalmente sconosciute si incontrano e parlano di argomenti svariati ma comunque interessanti. L’11 settembre era da poco successo e la gente aveva voglia di confrontarsi e si cercare mutuo appoggio per superare il trauma. Da lí a parlare di argomenti interessanti e profondi e di trovarsi settimanalmente per farlo, è stato un attimo.
Nasce negli Usa la moda di incontrarsi al caffè tra sconosciuti per fare conversazione
L’idea dietro i Conversation Café non è di combattere la noia ma di promuovere un senso di appartenenza a una comunità, di democrazia e di approfondimento. Non importa il numero di persone che partecipano, ma ovviamente è meglio se il gruppo è limitato, in modo da mantenere la conversazione fluida. Non si fa politica, non si fa pubblicità né promozione. C’è un host che sceglie un argomento e invita i partecipanti a parlarne. Dopo il primo esperimento, i Conversation Café si sono allargati da Seattle a varie parti del mondo. E le fondatrici invitano chiunque ne abbia voglia a fondarne uno nella propria città, fornendo tutto il materiale necessario per iniziare.
L’idea dei Conversation Café ne ha fatte nascere altre: Rachel Weiss di Perth, in Scozia, ha fondato i Menopause Café, dove chiunque si può incontrare e parlare di menopausa, dal modo di affrontarla a come renderla un passaggio non spiacevole ma – perché no? – energizzante della propria vita matura. Anche Rachel invita chiunque lo voglia a creare il proprio Menopause Café nella propria città e il successo del format è stato tale che in Scozia, nel 2018, si è tenuta la prima edizione di Flush, the Menopause Festival, ripetuta da una seconda edizione quest’anno alla fine di aprile.
Se la menopausa è un tema da affrontare sussurrando e che della quale non si parla apertamente in società, figurarsi la morte. Eppure è un evento che ci tocca tutti da vicino e vicinissimo. Ecco quindi che, sull’onda dei Conversation Café sono nati i Death Café, incontri periodici in cui persone di ogni genere, età e provenienza possono parlare liberamente della morte, sapendo di trovare appoggio e comprensione. Finora ne sono stati tenuti oltre 8000 in moltissimi paesi del mondo (tutti accuratamente appuntati su una mappa del sito).
Lo small talk non ha proprio più motivo di esistere.
L’idea è nata a Seattle e si è sparsa un po’ dappertutto e tra l’altro le fondatrici sono felici di dare consigli a chi volesse fornarne uno. IN UK, dove vivo, so che ci sono. In Italia o Svizzera non so ma potresti aprirne uno tu.
Ciao, esistono anche in Italio o Svizzera?
Grazie per l’info
Manuela